NAPOLI- Eduardo Scarpetta nel suo libro di memorie Cinquant’anni di palcoscenico, si riprometteva di cambiare radicalmente la struttura della commedia napoletana. Gli attori dovevano attenersi fedelmente al copione ed evitare quelle lunghe e, alla fine, noiose recitazioni a soggetto che avevano sino ad allora caratterizzato la farsa napoletana. Era convinto inoltre che non la plebe, triste e immiserita protagonista, può essere fonte di comicità nella commedia, ma la borghesia con le sue ridicole contraddizioni e...