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E’ l’epopea della patacca che volge al tramonto, la luce che sfuma davanti al sipario, un anticipo -chissà- del destino della madre che per partenogenesi la creò, cioè il processo per la ‘trattativa’ stato-mafia, in corso a Palermo. La storia è nota. Meno nota è la circostanza che l’inchiesta-stralcio nata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino (a sinistra nella foto, a destra il giornalista Sandro Ruotolo) sia stata definitivamente sepolta. Eppure vi erano nomi di peso, come...

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E’ l’epopea della patacca che volge al tramonto, la luce che sfuma davanti al sipario, un anticipo -chissà- del destino della madre che per partenogenesi la creò, cioè il processo per la ‘trattativa’ stato-mafia, in corso a Palermo. La storia è nota. Meno nota è la circostanza che l’inchiesta-stralcio nata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino (a sinistra nella foto, a destra il giornalista Sandro Ruotolo) sia stata definitivamente sepolta. Eppure vi erano nomi di peso, come...

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E’ l’epopea della patacca che volge al tramonto, la luce che sfuma davanti al sipario, un anticipo -chissà- del destino della madre che per partenogenesi la creò, cioè il processo per la ‘trattativa’ stato-mafia, in corso a Palermo. La storia è nota. Meno nota è la circostanza che l’inchiesta-stralcio nata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino (a sinistra nella foto, a destra il giornalista Sandro Ruotolo) sia stata definitivamente sepolta. Eppure vi erano nomi di peso, come...

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La notizia secca è che la Regione Campania ha dovuto mettere una pezza ad un errore di calcolo (suo), peraltro conosciuto da tempo, sui tetti di spesa consentiti ai centri privati accreditati nel comparto riabilitativo e socio-sanitario. Metterci una pezza significa tirar fuori più soldi: dai circa 11 milioni si è passati ai quasi 15, quattro milioni in più da distribuirsi alle strutture legittimate. Teoricamente servizi in più per gli utenti e piccole boccate d’ossigeno...

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La notizia secca è che la Regione Campania ha dovuto mettere una pezza ad un errore di calcolo (suo), peraltro conosciuto da tempo, sui tetti di spesa consentiti ai centri privati accreditati nel comparto riabilitativo e socio-sanitario. Metterci una pezza significa tirar fuori più soldi: dai circa 11 milioni si è passati ai quasi 15, quattro milioni in più da distribuirsi alle strutture legittimate. Teoricamente servizi in più per gli utenti e piccole boccate d’ossigeno...

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La notizia secca è che la Regione Campania ha dovuto mettere una pezza ad un errore di calcolo (suo), peraltro conosciuto da tempo, sui tetti di spesa consentiti ai centri privati accreditati nel comparto riabilitativo e socio-sanitario. Metterci una pezza significa tirar fuori più soldi: dai circa 11 milioni si è passati ai quasi 15, quattro milioni in più da distribuirsi alle strutture legittimate. Teoricamente servizi in più per gli utenti e piccole boccate d’ossigeno...

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Più che la carica dei 101 verrebbe da parafrasare a vanvera parlando della «discarica dei 200»: tanti sono stati i dipendenti di Asìa, azienda speciale per i rifiuti di Napoli, ammalatisi in contemporanea tra il 30 e il 31 dicembre e tale è tornata ad essere la sostanza della terza città d’Italia -una discarica- per effetto della conclamata epidemia. E così scarti di babà e baccalà, cozze e capitoni, vongole, vermicelli e struffoli hanno allietato...

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Più che la carica dei 101 verrebbe da parafrasare a vanvera parlando della «discarica dei 200»: tanti sono stati i dipendenti di Asìa, azienda speciale per i rifiuti di Napoli, ammalatisi in contemporanea tra il 30 e il 31 dicembre e tale è tornata ad essere la sostanza della terza città d’Italia -una discarica- per effetto della conclamata epidemia. E così scarti di babà e baccalà, cozze e capitoni, vongole, vermicelli e struffoli hanno allietato...

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Più che la carica dei 101 verrebbe da parafrasare a vanvera parlando della «discarica dei 200»: tanti sono stati i dipendenti di Asìa, azienda speciale per i rifiuti di Napoli, ammalatisi in contemporanea tra il 30 e il 31 dicembre e tale è tornata ad essere la sostanza della terza città d’Italia -una discarica- per effetto della conclamata epidemia. E così scarti di babà e baccalà, cozze e capitoni, vongole, vermicelli e struffoli hanno allietato...

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  Ventitré milioni di euro per una campagna pubblicitaria sono tanti o pochi? Dipende, ovviamente: a partire dalla ‘qualità’ dei fondi, dove la differenza tra danaro pubblico e privato non è irrilevante, per finire ai fatturati che enti o aziende consegnano annualmente ai bilanci. I 23 milioni circa appena citati rappresentano la cifra che la Regione Campania ha previsto per un piano di comunicazione e promozione territoriale legato alla «sventura» della così detta Terra dei...