Appena ti fermi a parlare con Nabil, marocchino senza permesso di soggiorno con un paio di ordini di espulsione sulle spalle (ovviamente non rispettati), chissà perché un tizio dall’altro lato della strada prende il telefonino e chiama. Facile intuirlo: lui sta lì a far da sentinella di uno degli ingressi del “Selestan”, neo-ribattezzata area a sud di Salerno, nella sconfinata Piana del Sele di Eboli.