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Uno degli aspetti più inquietanti di questa vicenda è la condizione delle salme. Senza addentrarsi troppo in macabri dettagli, tra l’altro facilmente desumibili considerata la traiettoria di un mezzo pesante che a circa 100 km/h vola giù in una scarpata alta 30 metri, va segnalata la volontà di larga parte dei parenti delle vittime di procedere con la cremazione dei corpi.

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“Stiamo lavorando a 360 gradi ed è troppo presto per dare un quadro della situazione”. Sono le parole del sostituto procuratore Cecilia Annecchini, il pm di turno durante la tragica notte tra domenica e lunedi’, riferite ieri alla folla di cronisti accalcati nei pressi degli uffici giudiziari di Avellino. “Non posso dire altro”, ha poi aggiunto rispondendo a chi le chiedeva il numero esatto degli indagati che, allo stato, non è ancora stato formalizzato e...

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L’autobus che domenica è precipitato dal cavalcavia in Irpinia ha impattato contro il guard rail «presumibilmente» ad una velocità compresa tra i i 100 ed i 110 km orari, anche se, prima dell’incidente, la velocità tenuta dall’autista sembra fosse nei limiti consentiti. E il pezzo della trasmissione trovato sull’autostrada apparteneva effettivamente al bus. E’ quanto emerso dai primi accertamenti degli inquirenti che indagano sulla strage sulla A16. 

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Attorno alle 6,30 di ieri mattina è iniziato il momento più brutto, se possibile: la via crucis del riconoscimento delle salme, un calvario nel calvario in queste ore di dolore, sangue, infinita tristezza, rabbia e morte. Ovunque. “Si preparino i familiari dei signori X” scandivano emozionati e professionali ad un tempo gli agenti di polizia nell’invocare uno ad uno i parenti delle vittime, quasi tutti riuniti all’ingresso della camera ardente allestita nella palestra della scuola...

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Si chiama Francesco De Vita, è un avvocato con studio a Roma, in altre città europee e in sud America. In più ha parentele «blasonate», nel senso che è cognato dell’attrice Nancy Brilli essendo il fratello di suo marito, Roy De Vita (foto). L’avvocato è agli arresti domiciliari dal 4 marzo e, a quanto sembra, di farlo uscire i magistrati non ne vogliono sapere. Cosa avrà combinato? Nulla di particolarmente efferato, diciamo che -semplificando- tutto si condensa...

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«Non mi fermeranno né la camorra né la magistratura. E da questa indagine, aggiungo, io mi sento ingiuriato». Se non si trattasse di Luigi De Magistris (nella foto da www.napolitoday.it) la frase rientrerebbe tra quelle di prammatica, una delle tante che da almeno un ventennio siamo abituati a sentire ogni volta che la magistratura mette becco nelle faccende della politica. A torto e a ragione. 

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  L’ha scritto Filippo Facci proprio ieri: i magistrati fanno quel che vogliono, nel senso che sono principalmente loro a stabilire il ritmo e a scandire i tempi dei processi, delineandone il destino. Nel bene ma pure nel male. La materia è nota, oltre che incandescente. Il punto è che di questo passo, nessuno potrà sentirsi al riparo da improvvise schizofrenie del sistema. Velocità tripla rispetto alla media se il caso è politico-mediatico, magari targato Berlusconi,...