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Fatture false per farsi rimborsare spese mediche mai sostenute: un vecchio sport nazionale che, si sarebbe scoperto solo ora, lambisce il Parlamento. Se si aprirà anche questo filone, il rischio di non uscirne più è alto. La procura della repubblica di Napoli sta infatti indagando da diversi mesi su rimborsi illegittimi per prestazioni medico sanitarie ritenute fittizie in favore di un numero -per ora- imprecisato di persone.

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Si può far politica per tante ragioni. Per passione, per migliorare le condizioni della vita associata, per ambizione personale o di clan, per sete di danaro, per casualità, per tradizione familiare, finanche per legittima difesa. Ma che si facesse politica perché l’ha ordinato un medico, non s’era mai sentito tra le mille bizzarrie di questi anni strani. Invece è accaduto, tutto nero su bianco all’interno di un atto pubblico depositato in un tribunale italiano.

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Non fatelo sapere a Tobias Piller e a Udo Gumpel, i due «pilastri» del giornalismo tedesco allevati in Italia, che ciò che i loro connazionali tentano di fare a Limburg con un arcivescovo, su un cucuzzolo di montagna italiana è già realtà con un parroco. Chi se l’aspettava, infatti, che la mitica Capracotta finisse al centro di un feuilleton dove dentro c’è un po’ di ogni cosa? 

Al momento sono soltanto due destini che si incrociano condividendo una data sul calendario: quella del 23 ottobre prossimo, tra otto giorni, quando Silvio Berlusconi e Valter Lavitola saranno «giudicati» processabili o meno dal gup Amalia Primavera in relazione alla vicenda della compravendita dei senatori per far cadere il governo Prodi del 2008. Il cosiddetto caso De Gregorio, insomma. 

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Non sarà come Aaron Alexis, il veterano militare che lo scorso metà settembre  fece una strage dentro la base americana dei Navy Seals a Washington, ma Catello Romano (nella foto al momento dell’arresto, da www.metropolisweb.it) 24enne da Castellammare di Stabia, qualcosa in comune con lo statunitense ce l’ha: è diventato buddista e vegetariano, e con le armi risulta avvezzo quanto basta per far secco qualcuno.

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Morire di burocrazia non è solo un modo di dire. Morire di burocrazia è spesso un dato di cronaca, un calcolo statistico speculare al suo connotato opposto: la vita d’inferno che lacci e lacciuoli del sistema Italia infligge a chi sia ancora tanto matto da intraprendere un’iniziativa economica. Soprattutto al sud, dove il ceto parassitario per eccellenza è quello allevato e pasciuto negli uffici pubblici più improbabili. A tacer del resto.

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Il tribunale di Vallo della Lucania ha fissato per il prossimo 27 novembre la data dell’udienza preliminare per decidere il rinvio a giudizio per Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, rispettivamente ex presidente ed ex direttore generale del Monte dei Paschi di Siena: banca che non ha certo bisogno di presentazioni, da qualunque prospettiva se ne osservino le vicende. Stavolta parliamo dell’ipotesi delittuosa tipica, quella consustanziale -diciamo- all’esercizio del credito: l’usura, uno dei reati più odiosi che il...

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Ci sarebbe pure il restauro del «balcone di mammà» a Napoli, tra le ragioni che quattro giorni fa hanno spinto la procura di Torino ad ammanettare cinque persone per presunti appalti truccati alla Reggia di Venaria (foto). Savoia e Borbone, stavolta, non c’entrano nulla. C’entrano, invece, le utilità ricevute dall’ex sovrintendente Francesco Pernice, al vertice del consorzio della «Versailles piemontese», la cui madre vive ancora nel capoluogo campano. 

Il prossimo pubblico ministero a caccia di gloria potrà limitarsi a richieste di sequestro, custodia cautelare o intercettazioni solo nei confronti del Papa. Perché tutto è già stato possibile. Solo così potrà battere i record di Luigi «Giggino» De Magistris, prima pm, poi europarlamentare, infine sindaco di Napoli. Ripetiamo: Napoli, non un paesino di chissà quale angusta e sperduta catena montuosa.

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Andando a caccia della primula rossa del crimine organizzato, quel Matteo Messina Denaro da Trapani (foto) succeduto a Bernardo Provenzano nella leadership mafiosa, si possono fare scoperte sensazionali. Ad esempio, trovare su un conto corrente bancario due milioni di euro versati a titolo di risarcimento da parte dello stato in favore degli eredi di una vittima di mafia, ed accorgersi solo dopo che i beneficiari erano essi stessi impastati con le cosche.