ARCHIVIOI furbetti della tazzina: 23mila ore di «pausa caffè» pagati come straordinario

admin02/11/2012
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Caffe-napoletano

 

Il caffè napoletano e, in generale, quello che si beve in Campania è il migliore al mondo. Nessuno riesce a capire perché la stessa miscela usata a Forlì, a Torino, a Milano e a Napoli non lasci, alla fine, lo stesso gusto sul palato. Un mistero che ammalia da secoli, incantando milioni di persone e appassionati. Al punto da spingere un netturbino di Castellammare di Stabia ad impiegarci un’ora e cinque minuti per berne uno. Sarà stato certamente il miglior caffè della storia ma il guaio è che l’ha fatto durante l’orario di lavoro e senza permesso. Quel caffè gli costerà ora, non solo la perdita del posto ma verosimilmente pure una condanna per truffa con annesso obbligo di risarcimento per il comune.

 Come lui altri 83 dipendenti della Multiservizi spa, la municipalizzata stabiese per la raccolta rifiuti inventata e gestita per anni dal centrosinistra bassoliniano (Castellammare vanta una gloriosa tradizione operaista prima che qualche camorrista cominciasse ad iscriversi al Pd e prima che i relativi consiglieri comunali finissero accoppati per mano di killer-iscritti -alle-primarie) passata poi nelle mani del sindaco Luigi Bobbio, ex senatore di An ed ex pm della Dda partenopea.

Sono oltre ventitremila le ore di «pausa caffè» non autorizzate scoperte dopo un’indagine interna disposta dal management della società. Precisamente sono 23.452 su un totale considerato di ottantatré spazzini: di queste, 22.174 sono state consumate per «pause» fatte sul territorio cittadino, mentre le restanti 1.358 sono state consumate al di fuori dell’ambito comunale. Cifre mostruose sulle quali, peraltro, indaga dal giugno scorso la procura della repubblica di Torre Annunziata, opportunamente  -se questi sono gli esiti- stimolata dalla direzione generale della Multiservizi in accordo con l’amministrazione comunale. Gli indagati finora sono 19.
In pratica i dipendenti, molti dei quali assunti secondo le arcinote procedure politico-istituzionali, invece che raccattar spazzatura secondo il programma lavorativo stabilito dal contratto, si fermavano al primo bar o circolo abbordabile, lasciavano i mezzi in sosta e sorbivano comodamente caffè o altro e, se proprio dovevano, riprendevano a lavorare. Non solo, ma quelle 23mila e passa ore complessivamente calcolate sin qui e che hanno già determinato un danno di oltre un milione di euro alle casse della società (quindi all’ente pubblico, quindi a tutti) hanno espanso il buco contabile perché sfociavano spesso nello straordinario. Che puntualmente qualcuno pagava loro. I furbetti della ramazza, cioè, non solo si intrattenevano senza autorizzazione e senza il dovuto controllo degli uffici, ma perdevano tempo deliberatamente per sforare il tetto delle otto ore e, dunque, farsi pagare il lavoro extra. Se questa non si chiama truffa, altro termine non giunge in soccorso. 

Analiticamente, i dati forniti riassumono un quadro -specie di questi tempi- mortificante se si considera che quanto scoperto copre solo un anno, dal dicembre 2011. Questo qui: 3 operatori hanno «speso» un tempo totale di soste non consentite maggiore di 500 ore; 15 operatori più di 400; 22 operatori più di 300 ore; numero ore di ricorso a lavoro straordinario maggiore di 21mila, senza una equa ripartizione tra gli operatori; un numero di interventi eseguiti a “prestazioni” per un totale maggiore di 200mila euro; un consumo di carburante maggiore di 300mila litri. 

Il sindaco è furioso e, vista una sua certa verve, pare che farà «strage» di questi impiegati: nel senso che è facile presumere che a costoro, una volta conclusesi le procedure disciplinari e giudiziarie, in mano resterà al massimo una tazzina. Vuota.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 2 novembre 2012)

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