ARCHIVIOCampania, ruspe ed abusivi: le ragioni di settantamila persone

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Demolizione 1

 

NAPOLI- La tragedia di settantamila campani che rischiano l’abbattimento della propria abitazione a causa di un quadro normativo ed urbanistico artificioso e spesso opaco, ai vari livelli legislativi delineato, arriva all’Alta Corte dei diritti umani.

 

“Pur certi che quanto di seguito, difficilmente possa essere oggetto di personale lettura, siamo in dovere di illustrare alcuni fondamentali aspetti, a nostro dire, di quello che è ormai di
ventato un vero e proprio “caso campano”, da più parti sottovalutato, da altre superficialmente ricondotto a luoghi comuni. Aspetti che tentiamo di illustrare se non altro perchè viviamo in prima persona un fenomeno che, per la particolarità e la complessità che lo caratterizza, sta finendo per assumere le forme di un dramma sociale senza precedenti.

E’ ormai noto che sono più di 70000 le demolizioni in via d’esecuzione di prime ed uniche case di necessità, stimate su tutto il territorio campano. A breve, come già vergognosamente accaduto per molte, saranno in migliaia le famiglie, a rimanere prive dell’ unica abitazione a loro disposizione. Demolizioni che ad oggi hanno interessato uniche case di onesti lavoratori, costretti da un’ Amministrazione inadempiente a costruirsi illecitamente un tetto per la propria famiglia, a causa di una secolare e ormai sedimentata situazione d’inerzia, che vede la stragrande maggioranza dei comuni Campani sprovvisti di un adeguato disegno urbanistico che possa disciplinare la necessità abitativa.

Ciò nondimeno, in via preliminare, è nostra premura ed interesse sottolineare che i Comitati e le Associazioni Unite in difesa del diritto alla casa, resisi protagonisti di non poche riuscite manifestazioni, raccolgono solo ed esclusivamente quelle migliaia ( 70000) di nuclei familiari provenienti da tutta la Regione Campania, sprovviste di ogni altra risorsa abitativa, e che hanno costruito in assenza di adeguati strumenti urbanistici, o in presenza di quadri normativi e pianificazioni del territorio obsoleti, per non dire, a volte, pianificazioni del tutto inesistenti. Nuclei familiari che soltanto a seguito di una lunga attesa ( nostro malgrado anche da 30 – 35 anni), per l’assegnazione di una casa popolare approdano, costretti da tali circostanze, alla costruzione di una abitazione abusivamente realizzata. Raccolgono nuclei familiari che versano in una condizione economica talvolta di evidente disagio talaltra in una situazione dignitosa ma non sufficiente a sostenere l’acquisto a prezzo di mercato di una casa, né a sostenere alti canoni di locazione (in questo senso -“necessità”).
Nuclei familiari, che approdano dunque all’abuso in sé, solo in ultima istanza, quale tentativo ultimo di risoluzione, dopo aver tentato, preventivamente, di percorrere tutte le strade della legalità, rivendicando con insistenza un giusto diritto, quale quello ad una dignitosa abitazione, presentando regolare autorizzazione a costruire su suolo di proprietà, che si sono visti negata non perché quel suolo fosse qualificato come “zona a dissesto idrogeologico”, non perché vi gravasse un vincolo di natura archeologica, ma perché lo strumento urbanistico troppo risalente, non permetteva in alcun modo la costruzione di una abitazione regolare, (ma eventualmente di un’opera di pubblico interesse – caso Bacoli -).

Tale non è la situazione relativa ai profili speculativi della problematica, senz’altro di grande gravità, dalla quale prendiamo le distanze. Ma siamo in dovere di dire che l’attività demolitoria delle Procure è apparsa dirigersi solo ed unicamente sulle case di onesti lavoratori, la cui demolizione non ha richiesto e non richiede costi eccessivi, rimanendo in piedi l’affarismo turistico-alberghiero ed il più forte abusivismo di speculazione (a tal proposito appare doveroso citare il recentissimo caso di acquisizione a patrimonio comunale del napoletano “Tiberio Palace Hotel”, struttura abusiva).

Ad ogni modo, laddove si renda necessario secondo diritto, demolire le abitazioni in questione, ci diciamo contrari alle demolizioni “per rappresaglia”. Uno Stato di diritto non può tollerare che una modesta abitazione venga demolita, ed una villa invece, per ragioni di insufficienza e indisponibilità economica, richiedendo costi eccessivi, rimanga in piedi. Uno Stato di diritto non può tollerare che da un un giorno all’altro si mandi per strada una famiglia peraltro in attesa da tempo immemorabile dell’ assegnazione di una casa popolare, senza che si disponga per questa una soluzione abitativa temporanea e senza che possano attivarsi meccanismi assistenziali sociali per i bambini coinvolti.

A questo proposito, abbiamo presentato denuncia di violazione di diritti umani presso L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e fiduciosi ne attendiamo risposta, dopo che la denuncia, sussistendone i requisiti, è stata positivamente accolta.

E’ vero che le nostre terre sono state fin troppo martoriate. E’ vero che si è dato corso ad una abusiva “cementificazione selvaggia”, ma è altrettanto vero che esistono numerose realtà, per le quali è necessario intervenire con opportune regole di edificazione, che possano da un lato sopperire all’esigenza abitativa, ma dall’altro impedire la grande speculazione edilizia. L’attuale disciplina urbanistica non ha sortito questo effetto. Il territorio va salvato. Ma bisogna salvare anche chi lo vive. E’ evidente che demolire secondo non precisati criteri, pochi metri quadri di casa oggi, pochi altri fra qualche mese, facendo rimanere invece in piedi i potentati della speculazione, non salverà queste terre.

Aspetti, quelli rappresentati, che ci appare opportuno adeguatamente affrontare”.

(da Marco Castaldi)

Redazione Eolopress

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