I cosiddetti enti strumentali delle Regioni, ovvero consorzi, aziende e societa’ che operano a livello regionale, sono 3.127 e di questi, quasi i due terzi (ben 1.947) sono società partecipate.
La Regione che ha il maggior numero di questi enti (i dati sono del 2009) è l’Emilia-Romagna (368), quella che ne ha di meno è invece il Molise (21) e, oltre a quest’ultima, altre sei regioni hanno fino a 100 enti dipendenti: Basilicata (29); Umbria (66); Puglia (73); Calabria (84); Lazio (91) e Provincia autonoma di Bolzano (97).
Quattro Regioni presentano invece un numero di enti inferiore ai 200: Marche (111); Sardegna (118); Abruzzo (135) e Friuli-Venezia Giulia (171); mentre sei regioni hanno un numero di enti inferiore ai 300: Sicilia (206); Liguria (220); Piemonte (253); Veneto (258); Campania (262); Toscana (267); Lombardia (297).
A questi numeri vanno aggiunti: 47 fondazioni a partecipazione regionale, 84 fondazioni a partecipazione sub-regionale, 165 aziende sanitarie locali, 41 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, 24 autorità e enti portuali, 11 parchi nazionali 94 parchi regionali ed interregionali. Il costo degli enti, ma anche di agenzie, autorita’ portuali, aziende di promozione turistica, comunita’ montane e altri soggetti sui bilanci delle Regioni (dati Siope 2011) ammonta complessivamente a 5.217.319.061.
A questo numero bisogna aggiungere il costo di altri organismi intermedi: bacini imbriferi montani, ambiti territoriali ottimali (acqua e rifiuti), consorzi di gestione dei parchi, consorzi di vigilanza boschiva: in totale 486.285.518.
Nel 2011 era stata insediata al ministero per gli Affari Regionali una commissione paritetica mista Governo-Regioni- Province e Comuni molto voluta dal mondo delle autonomie locali: avrebbe dovuto in 90 giorni presentare una proposta di autoriforma e aveva anche il compito di dare vita ad una sorta di monitoraggio dei costi della politica. Ma la commissione si e’ riunita due sole volte e in sostanza non ha prodotto nulla.
Ansa
