ARCHIVIOIn Campania spuntano hotel a luci rosse

admin26/09/2012
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Consiglio_regionale_Campania_interno

La «Pisana alla napoletana» continua a tener banco: e, c’è da giurare, lo farà ancora a lungo. Com’era normale che avvenisse, la Tributaria sta passando ai raggi X il materiale «acquisito» (cioè non è sequestrato formalmente, almeno non ancora) negli uffici del centro direzionale di Napoli, sede del consiglio regionale.

 

Tutti a caccia di riscontri alle ipotesi investigative imperniate sul peculato che i gruppi politici avrebbero operato facendo transitare soldi dai conti istituzionali a quelli personali dei vari rappresentanti. In parole povere, per capire se dal Pdl al Pd, dall’Udeur all’Udc, dai comunisti ai destrorsi vari, siano uscite somme di danaro pubblico a fini personali, fuori cioè dalle previsioni legislative che pure disciplinano la materia. Cene, viaggi, finti convegni, fatture a gogò, rimborsi spese farlocchi e via dicendo: per ora sono voci, il campionario è quello del così detto «sistema Fiorito» ma che potrebbe benissimo estendersi a qualsiasi assemblea legislativa regionale dalle Alpi a Trapani.

Ieri circolava la voce che qualche consigliere abbia «sputtanato» (è il caso di dire) risorse in hotel e ritrovi a luci rosse: un’ipotesi di scuola, buona per ogni dove, anche verosimile ma che allo stato non trova conferma.

Sul registro degli indagati della procura, che da giorni cinge d’assedio il grattacielo ma con la mente rivolta a Palazzo Santa Lucia -sede della giunta- al momento sarebbe finito un ex assessore di Bassolino, Ugo De Flaviis (Udeur), oggi in maggioranza con Caldoro: non c’è conferma neppure a questa ipotesi ma, dal suo canto, l’interessato ha già protestato vigorosamente la linearità della sua gestione. De Flaviis, si sa, potrebbe essere il punto di partenza di tutto perchè a luglio è stato indagato per l’assunzione dell’ex cognata in una partecipata. E’ capitato a lui, potrebbe capitare a molti altri e a quel punto non si finirebbe più.

A proposito di Bassolino: come scritto da Libero fin dal primo giorno dello scandalo, è sul periodo finale del suo «regno» che i magistrati hanno acceso i fari, cioè dal 2008 in poi.
Manca il grosso, l’epoca d’oro del fu Rinascimento: può darsi si arrivi anche lì. Al momento, col nuovo consiglio parliamo di robetta se rapportata a quel che si dice stia emergendo nel Lazio. Un’indagine ancora tutta in movimento che prima o poi tirerà fuori dal cilindro il suo coniglio.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 26 settembre 2012)

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