Trentamila bambini napoletani rischiano il digiuno a scuola: niente pasto, la mensa non sarà garantita nei turni prolungati perché un pasticcio burocratico ha fatto slittare la gara d’appalto per l’affidamento del servizio fino alla metà di ottobre. Trattandosi di burocrazia -e di Napoli– c’è da incrociar le dita sperando che l’ottobre evocato sia almeno quello del 2012.
Era così anche ai tempi in cui faceva il magistrato: mica si perdeva tempo a beccare questo o quel delinquente, no, c’era da rovesciare un sistema pervasivo di poteri occulti, un grumo di interessi oscuri da debellare, massonerie e servizi segreti deviati. I risultati li conosciamo.
Ora c’è questo guaio e non si capisce bene come andrà a finire, anche per quelle mamme e quei papà, copia di Repubblica sotto l’ascella e residenti nei quartieri così detti bene, che all’ex pm tributarono tanta fiducia. La scuola è appena cominciata in Campania e non si sa se nei 450 istituti del capoluogo coinvolti dal problema, i bambini potranno usufruire degli stessi servizi garantiti altrove per milioni di coetanei.
I motivi tecnico-burocratici all’origine dell’inghippo non si conoscono ancora: si sa soltanto che la gara doveva essere espletata il 25 settembre prossimo e che all’improvviso è saltata per vizi verosimilmente procedurali. Il che non sposta di una virgola il problema: basterebbe soltanto considerare che bandire una gara d’appalto il 25 settembre, cioè dieci e passa giorni dopo l’avvio delle lezioni, è in sé un obbrobrio amministrativo. Ma questa è l’Italia, a Napoli ci si limita ad esagerare.
«Apprendo con sconcerto la notizia» -continua l’assessore Palmieri conversando col Mattino-, lo slittamento è stato causato da alcune segnalazioni a me sconosciute, è una cosa che non doveva succedere. Indagheremo e valuteremo le responsabilità».
Soluzione? Al momento nessuna. C’è solo l’idea di dar vita ad una nuova procedura, che semplifichi i termini ed acceleri l’iter: dovrebbero essere coinvolte circa 40 ditte specializzate che, nel volgere di poche ore, dovranno provare ad offrire il servizio. Una delle tante “somme urgenze” praticate nei comuni italiani, croce e delizia per imprese, politica e, spesso, magistratura. Si vedrà.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 13 settembre 2012)