ARCHIVIOL’ironia dei napoletani che demolì Adolf Hitler

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Hitler

NAPOLI- «Ci aiuterà (forse) una risata – L’importanza dell’ironia: da Socrate ai napoletani». È il titolo del bell’articolo di Corrado Ocone pubblicato su La Lettura del Corriere della Sera. Ocone discetta sulla fondamentale arma in più di cui godono alcuni popoli – come gli inglesi e i napoletani – per evitare che assolutismi e razionalismi prendano pericolosamente il sopravvento nella vita dei consessi sociali.

 

Per portare ossigeno alla sua tesi cita molti testi, accademici e semiaccademici, da Jonathan Lear a Denise Riley; punta il dito sulla politica americana che non sembra dar spazio all’ironia (Obama lancia solo suggestioni tra retorica e sogno: «yes we can», «green revolution»); mette in guardia dal labile confine che la separa dal sarcasmo e quindi dall’arroganza (il caso di Karl Marx che la usava come clava, senza leggerezza, per demolire le tesi avversarie); fino a quando approda all’efficace sintesi del discorso raccontando un aneddoto partenopeo.

IL FUHRER E LA PIOGGIA – «Il padre di un mio amico – scrive Ocone – raccontava che durante la visita di Hitler a Napoli nel 1938 un folto pubblico fu schierato lungo via Caracciolo, in attesa del suo passaggio su una macchina scoperta. Quando il Fuhrer passò in piedi nella macchina e tese il braccio nel saluto nazista, una voce dal pubblico non identificata ruppe il silenzio della cerimonia dicendo: Sta verenn’ si for’ chiove (sta controllando se fuori piove). Il padre diceva che in qual momento aveva capito che il totalitarismo non avrebbe mai potuto conquistare l’animo dei napoletani. E probabilmente proprio per quel senso innato dell’ironia, quella capacità di non prendersi troppo sul serio».
Senso dell’ironia tagliente di cui di tanto in tanto faceva sfoggio ad esempio l’ex sindaco di Napoli Rosetta Iervolino (definì de Magistris «un giovane promettente, nel senso che promette molto») e di cui l’attuale primo cittadino, dall’atteggiamento più «obamiano» (il vocabolario e la filosofia del yes we can), appare invece scarsamente dotato.

di Alessandro Chetta da www.corrieredelmezzogiorno.it

Redazione Eolopress

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