Omissis-ArchivioLa sanità campana fa bene solo ai conti dei dipendenti

https://www.eolopress.it/index/wp-content/uploads/2011/02/medici.jpg

medici
E’ a Napoli che si pagano gli stipendi più alti d’Italia. Precisamente nell’Asl Na/1. Il dato emerge dall’indagine dei commissari governativi spediti da Roma per tentare di mettere ordine in una contabilità da tempo fuori controllo. Tutte informazioni raccolte in un corposo dossier che ha fatto emergere un quadro, per certi versi, allarmante se si considerano i parametri delle altre regioni italiane, il servizio reso all’utenza e le finanze da mantenere sotto rigido controllo. I commissari mandati da Tremonti l’anno scorso hanno da poco chiuso il capitolo relativo all’annualità 2009. E, si direbbe, «ne hanno viste di ogni».
Il problema interessa tutta la Campania ma è -manco a dirlo- nel capoluogo che si registrano impennate abnormi della spesa per il personale: tutto a causa del cosiddetto “salario accessorio”, vale a dire incentivi, straordinari, progetti di produttività, progressioni verticali, reperibilità e tutte le altre forme contemplate dai contratti, che nell’azienda sanitaria hanno rappresentato la metà dello stipendio degli operatori. Si tratta ora di capire se la cosa sia di interesse penale (c’è già un fascicolo aperto in procura, affidato al pm Arlomede) oppure siamo ancora nel campo dell’illecito contabile-amministrativo.
Alcuni sindacati offrono come giustificazione il blocco del turn over. Stefano Caldoro, presidente della Regione da circa un anno, non molto tempo fa parlò di «vero e proprio cancro» riferendosi alla sanità che andava ad amministrare. Sta di fatto che le cifre sono là e parlano chiaro. Vediamo. Nel 2009 l’Asl ha speso al netto dei contributi 145 milioni su 286 milioni di voci fisse per i 10mila 182 dipendenti complessivi, facendo alzare la media del costo per operatore in tutta la regione: che è, ora, intorno ai 63mila euro annui, cioè poco meno di 25mila più dei colleghi.
Il salario accessorio rappresenta così oltre il 50% dello stipendio: un caso unico su tutto il territorio nazionale. Analogo discorso all’ospedale Cardarelli, la più grande struttura del Mezzogiorno: i 3.619 dipendenti costano 91 milioni per le spese fisse e 56 per quelle aggiuntive. Gli esperti dicono che ci sono elementi sufficienti per parlare di guinnes dei primati: con quasi gli stessi dipendenti della Na/1, l’Asl di Salerno ha stanziato per il salario accessorio “appena” 15 milioni; idem la Na/2 (37 milioni); la Na/3 (29 milioni), la Caserta (41 milioni), la Avellino (11) e la Benevento (10). Ma è quando confrontiamo il dato con le altre regioni che la faccenda si fa seria. Basti considerare che per far funzionare la sanità il Piemonte conta su circa 58mila unità e spende 2,9 miliardi all’anno; la Lombardia ha 102mila dipendenti e spende 5 miliardi; il Veneto stanzia 2,7 miliardi all’anno per circa 60mila operatori mentre l’Emilia Romagna 2,9 miliardi per 60mila lavoratori. In Campania, invece, sarebbe tutto rovesciato perché il costo di 52mila dipendenti è di circa 3,250 miliardi.
Pur essendoci meno personale si paga molto di più: a rigor di logica qualcosa non torna. Ed è esattamente quel che ora cercheranno di capire le istituzioni demandate ai controlli. Il senatore Calabrò, consigliere per la sanità del governatore, a proposito del nuovo “scandalo”  ha dichiarato al Mattino: «Basta con gli sprechi. Abbiamo ereditato un sistema di gestione di Asl e ospedali con pesanti disattenzioni, sia involontarie che volute». Sarà, forse, per questo che Caldoro ha deciso proprio nelle ultime ore di mettere a capo della vigilanza un alto ufficiale dei carabinieri o della finanza.
Peppe Rinaldi dal quotidiano “Libero”

Peppe Rinaldi

Giornalista

Leave a Reply