ARCHIVIOLa Salerno fascista nelle foto di Gallotta

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Eboli Luigi_Gallotta
SALERNO-
Di straordinario rilievo storico sono le 40 fotografie d’epoca della collezione di Nino Bassi presentate ieri sera alla galleria «Leggermente Fuori Fuoco» in via da Procida. Per la prima volta è stato esposto un reportage completo del fotografo ebolitano Luigi Gallotta che negli anni trenta celebrò i trionfi e le conquiste realizzate dal fascismo in città.
All’epoca l’Italia aveva fondato da poco l’impero, e a Luigi Gallotta (nella foto in alto) il partito aveva affidato il compito di mostrare al pubblico i successi nelle attività sportive giovanili, nella formazione e l’assistenza al l’infanzia e i nuovi progetti urbanistici e architettonici.

Gallotta_colonia_salernoQuando il fascismo si affermò nel salernitano, Gallotta fu nominato fotografo ufficiale del regime e in quel ruolo seppe documentare impeccabilmente il repertorio di opere realizzate nelle campagne bonificate dalla malaria mentre, a Salerno, fotografava le opere del nuovo piano urbani­stico. Negli stessi anni in città, lungo il mare, erano stati realizzati i più importanti edifici pubblici e tra i tanti anche lo stadio Vestuti che durante il ventennio aveva preso il nome di «Stadio Littorio». Delle 40 immagini esposte – tutte sviluppate e stampa te all’epoca dall’autore – più di una ventina documentano le attività sportive organizzate dalla Gil che curava le attività ginniche della gioventù littoria in preparazione della formazione militare. Dopo la conquista dell’Etiopia e pro clamazione dell’Impero, il Paese coltivava aspirazioni di grandeur e i giovani erano chiamati a formare le nuove leve militari.

Alle fotografie di Gallotta era affidato il compito di esaltare le capacità atletiche della gioventù salernitana: la finalità del reportage era quella di mostrare l’efficienza dei giovani che praticavano la pallacanestro, il salto con l’asta, il ciclismo e la cor sa campestre. E nonostante l’enfasi e la grande perizia del fotografo, le immagini, viste oggi, sono il ritratto inequivo cabile dell’indigenza: nelle tenute degli atleti dominano in fatti due soli colori, le magliette bianche e i pantaloncini neri, testimonianza di un’industria autarchica che pagava lo scotto delle sensazioni internazionali. E nelle riprese della corsa a ostacoli, dove il fotografo raggiunge il massimo della sua capacità espressiva, si scorge con chiarezza che gli atleti superano altezze che, oggi, non impressionano neppure un bambino. Forse anche in questo caso si vede involontaria mente l’immagine di un paese povero che non ha ancora risolto il problema di un’alimentazione ricca di proteine da offrire ai ginnasti.

Nel rispetto della verità storica è necessario aggiungere che, durante il Ventennio, la muni­cipalità partecipò alla rivoluzione modernista: un nuovo disegno urbanistico si realizzò concretamente e Salerno, con i suoi edifici pubblici, si affacciava sul mare con il nuovo skyline. In effetti di questo territorio urbano disegnato dai grandi architetti del regime vi è un ritratto fedele nel reportage di Luigi Gallotta. Scorrendo le fotografie si può vedere una rara immagine notturna del Cinema Kursal, poi Metropol, insieme con bambini e bambine di una co lonia marina dedicata al duce, costruita seguendo gli stilemi della grande architettura fascista.

Ugo Di Pace
Corriere del Mezzogiorno

Redazione Eolopress

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