ARCHIVIOImprosta: fiore all’occhiello della valle del Sele

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Si concretizza nel dicembre del ’57 la volontà da parte dell’Ente Nazionale Cellulosa e Carta di creare nella piana del Sele un’azienda per la produzione di piante da legno necessarie per la fabbricazione della carta. E’ così che la storica e rinomataTenuta della famiglia Farina, in località Cioffi di Eboli, si trasforma ed acquista un nuovo volto, diventando una delle più importanti e efficienti aziende del settore nell’Italia meridionale: l’ azienda Improsta

Fu nel ’96 che l’ente, posto in liquidazione,con una sentenza della Corte dell’AIA fu sciolto, per lasciare il posto ad una gestione prettamente pubblica. La responsabilità della struttura, infatti, passò di mano in mano fino a quando la Regione Campania ne ridisegnò gli scopi, trasformandola in un vero laboratorio di ricerca. Queste le origini dell’ “Azienda Improsta”, nata come tenuta di caccia del Re Vittorio Emanuele II in visita a Persano ed oggi centro di ricerca e studio per settori quali la zootecnia, la floricoltura, la coltivazione e l’allevamento. A gestire, oramai da tempo, la struttura è il C.R.A. (Consorzio di Ricerca applicata in Agricoltura) che, su incarico dell’assessorato regionale all’Agricoltura di Vincenzo Aita, non solo controlla e mantiene in perfetto stato l’azienda, ma si prefigge di creare un modello gestionale in economia da esportare anche in altre realtà italiane. Il C.R.A. infatti, godendo della collaborazione delle Università di Salerno, Napoli e Benevento, sostiene e porta avanti le nuove tecniche di produzione, coltivazione e commercializzazione di prodotti tipicamente campani.
Ricerca e sperimentazione
Decine i progetti avviati presso l’azienda Improsta. Sono in corso, infatti, programmi specifici per la “conservazione del germoplasma frutticolo ed olivicolo”, ossia analisi e controlli sulle cosiddette piante madri “in purezza”, coltivate in diversi contesti ambientali. Il comportamento delle piante d’ulivo, infatti, è osservato in campi aperti, in serre, nelle screen house (o serre asettiche), nella sala panel e nei microfrantoi, dove i frutti vengono testati singolarmente. Una vasta area, invece, è destinata al “collaudo tecnologico e varietale in frutticoltura ed olivicoltura”, ossia vengono studiate le tecniche di potatura e il confronto tra le varietà di piante presenti su tutto il territorio campano. Interessante, inoltre, l’attività di promozione sperimentale nel campo della “premoltiplicazione vegetale in frutticoltura”. Un’azione mirata questa che punta all’analisi diretta dell’intera filiera. Le piante, infatti, allevate e curate con prodotti e tecniche varie, sono studiate in tutte le fasi della crescita.
I numeri dell’Azienda Improsta
I laboratori occupano circa 18 ettari di terreno, il restante è messo a coltura. Sono 20 gli ettari destinati al grano; 13 alla barbabietola da zucchero; 25 al mais; 16 per le erbe medicinali; 10 occupati da vivai e serre e 20 ettari da arboreti. Sono allevati, inoltre, 255 capi bufalini, seguiti dalla Facoltà di Veterinaria dell’Università di Napoli. Tra i fabbricati: il palazzo padronale (di scuola vanvitelliana), oggi sede degli uffici; la “Rotonda”, fabbricato di fine ‘500 con annessa cappella; il “Casiolo”, edificio ristrutturato e sede dei laboratori; la “Gualaneria” con alloggi e mensa per gli addetti ai lavori. E poi ancora stalle, fienili, concimaia e rustici.
I progetti
Dopo il successo ottenuto con la campagna della “Cirio Ricerca” per la produzione del pomodoro, grazie ad un protocollo d’intesa sottoscritto con la Regione Campania, ora l’Azienda Improsta apre le sue porte a nuovi programmi nel campo della zootecnia. L’ente regionale avvia così un progetto, denominato A.T.Z. (Assistenza Tecnica in Zootecnia), per uno studio specifico sui foraggi. Grazie ai controlli e alle analisi effettuate su diversi campioni, gli esperti potranno fornire all’agricoltore e soprattutto all’allevatore informazioni specifiche sulla qualità e le caratteristiche dell’alimento somministrato all’animale.

Redazione Eolopress

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