Cala il sipario sulla rassegna “Dalla Pietra alla Voce – Il Teatro in Arsenale” con lo spettacolo “Il fiore che ti mando l’ho baciato ”, ultimo appuntamento in calendario previsto per sabato 30 marzo 2019 alle ore 20.
Presso l’antico Arsenale della Repubblica in scena Anna Rita Vitolo, una dei protagonisti de “L’Amica geniale”, che interpreta nella fiction colossal della HBO Immacolata Greco, la mamma di Lenù. L’attrice porta sul palcoscenico una delle sue interpretazioni più apprezzate in una città che al libro della Ferrante è legata a doppio filo: è qui che è ambientata la luna di miele di Lila.
La rassegna promossa dall’assessorato alla Cultura, beni culturali, tradizioni ed eventi, diretto da Enza Cobalto in collaborazione con il consigliere politico Vincenzo Oddo, chiude questo ciclo di sei appuntamenti con una pièce, per la regia di Antonio Grimaldi, tratta dal carteggio tra Stamura Segarioli e Francesco Fusco (1913 – 1915), finemente miniata dalla protagonista.
“Abbiamo scelto di puntare su un programma teatrale nel periodo di bassa stagione, per spostare l’asse degli eventi anche al di fuori della stagione estiva. E abbiamo avuto una buona risposta, questo ci fa essere ancora più convinti che puntare sulla cultura sia una delle chiavi per animare la città anche in questo periodo”, così commenta l’assessore Cobalto.
Lo spettacolo: “ Il fiore che ti mando l’ho baciato”.
La narrazione teatrale si basa su lettere sigillate. Custodite. Nascoste.Imbustate. Un mezzo antico, raro. Fortunati allora siamo, se tra le mani ci capitano quelle del passato. E se “ci capitano” è perché esistono i conservatori, i nostalgici,i romantici. Una corrispondenza amorosa accompagna la storia che ora si narra. La guerra che scrive alla pace e la cerca, dalle trincee del primo conflitto al tormento di un amore a distanza. Le lettere tenevano in piedi una storia, di suggestioni e ricordi mai vissuti, e speranze e abbracci immaginati e gelosie, finché dopo cento anni, restano la voce e il palco. Francesco, medico tenente dell’esercito, non sposò mai Stamura. Egli morì prima di tornare dal fronte, mentre un figlio fece beffa al tempo e alla morte. Lettere fatte di luoghi, di timbri e di censure. Lettere di fiori, di corpi, d’amore e nascita. Fino a noi. E allora può accadere che una storia personale e familiare possa diventare memoria collettiva, portando alla luce frammenti di vita che, al di là del tempo, appartengono a tutti.
“Il fiore che ti mando l’ho baciato” nasce dalla volontà di Rosa Fusco, nipote degli innamorati autori del carteggio, e su iniziativa dell’associazione culturale “Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo”, presieduta da Antonia Lezza, presso la cui biblioteca è custodito il materiale inedito egli eredi Fusco.