Da tempo erano sulle loro tracce e a lungo ne hanno registrato conversazioni e spostamenti, in una operazione congiunta guardia di finanza e carabinieri di Salerno hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare personale, emesse dal gip salernitano nei confronti di Gianluca La Marca, noto imprenditore del settore caseario proprietario del caseificio “Tre Stelle”, dell’ex collaboratore di giustizia Giovanni Maiale, già affiliato all’omonimo clan, e del direttore dell’Agenzia delle Entrate di Salerno, il napoletano Emilio Vastarella (oggi agli arresti domiciliari).
I tre sono accusati di corruzione e istigazione aggravata alla corruzione, detenzione e porto illegale di armi da sparo clandestine, ricettazione e turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso.
Le indagini hanno riguardato principalmente la figura dell’imprenditore che, secondo gli inquirenti, “negli ultimi anni avrebbe attuato una politica economica espansionistica sfruttando risorse provenienti da una massiccia evasione fiscale attuata dall’azienda di famiglia, il caseificio “Tre Stelle”, da lui di fatto amministrata, e progettando di acquistare direttamente e non aziende di allevamenti bufalini in area di Capaccio Paestum in stato di crisi e sottoposte a procedure esecutive”. Secondo gli inquirenti, inoltre, La Marca si sarebbe avvalso della “capacità intimidatoria di Giovanni Maiale per minacciare altri imprenditori e scoraggiarli dall’ acquisto, alle aste giudiziarie, di aziende di allevamento e terreni ai quali l’imprenditore era interessato”. Questo gli consentiva di strapparle a prezzi irrisori, le aste infatti venivano disertate.
Nel corso di una perquisizione disposta dalla Dda nel giugno scorso le Fiamme gialle arrestarono il cugino dell’imprenditore trovato in possesso di un fucile a pompa e una pistola con matricola abrasa. Dalle intercettazioni è emerso che le “armi erano di proprietà del La Marche che temendo un’intercettazione le aveva consegnate in custodia al cugino, nonché dipendente del caseificio”.
“Nel corso delle indagini”, scrivono gli inquirenti, “si è accertato altresì che Gianluca La Marca, al fine di risolvere le pendenze tributarie del caseificio Tre Stelle ed i debiti che aveva accumulato con il fisco, si era rivolto direttamente al direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Salerno, Vastarella Emilio, corrompendolo con un bracciale da donna in oro e brillanti ed un orologio di valore (oggetti poi rinvenuti a casa del direttore) ottenendo in cambio uno sconto di oltre 60mila euro sulle sanzioni comminate al caseificio dalla commissione tributaria. Nel provvedimento a firma del direttore veniva descritta “un’eccezionale situazione di difficoltà economica quando nella realtà l’azienda viveva una “situazione particolarmente florida e l’attività commerciale era in piena espansione”. in tal modo il caseificio oltre a benefeciare dello sconto di più di 60 mila euro sulle sanzioni otteneva dall’amministrazione finanziaria lo sblocco di un ingente rimborso Iva che l’agenzia aveva congelato per prassi in presenza di controversie tributarie.
Per questo il Gip aveva accolto la richiesta di sequestro preventivo avanzata dalla Dda e la guardia di Finanza aveva sottoposto a sequestro più di un milione di euro sui conti correnti del caseificio “Tre stelle”.