Deve profumare di erba tagliata e al gusto presentarsi amaro e piccante, queste le caratteristiche dell’olio extravergine d’oliva made in Italy, che nonostante l’annata poco produttiva, gode della fama di essere un olio d’alta qualità. Il rischio, come denuncia Coldiretti, è quello di una sleale concorrenza da parte di paesi stranieri, che non rispettando le basilari norme sulla tracciabilità e l’etichettatura, vendono per buoni prodotti scadenti.
“L’Italia – afferma la Coldiretti sulla base delle stime dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) e del Consiglio oleicolo internazionale (Coi)– mantiene saldamente il primato europeo della qualità negli oli extravergini di oliva a denominazione di origine e indicazione geografica protetta (Dop/Igp) con il raccolto 2017 che sarà destinato a ben 46 marchi riconosciuti dall’Unione Europea”. Sulle tavole degli italiani, infatti, sono in arrivo 320 milioni di chili di olio di oliva frutto del nuovo raccolto, che risulta in calo dell’11% rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio anche per effetto dell’andamento climatico anomalo.
Per Coldiretti “un olio extravergine di oliva (EVO) di qualità deve essere profumato all’esame olfattivo, all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante, gli oli di bassa qualità invece puzzano di aceto o di rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli EVO di qualità significa acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la salute. Secondo le stime del Coi, ricorda la Coldiretti, il primo produttore mondiale resta la Spagna con 1,15 miliardi di chili (-10% rispetto alla stagione precedente) mentre al terzo posto c’è la Grecia, con 300 milioni di chili.
A livello mondiale la produzione di olio d’oliva sarà di circa 2,854 miliardi di chili nella campagna olearia 2017/18, con un incremento del 12% rispetto alla campagna 2016/2017″, prosegue Coldiretti spiegando che questo andamento è dovuto alla produzione di alcuni Paesi come la Tunisia dove si prevedono 220 milioni di chili di olio di oliva più del doppio rispetto allo scorso anno (+120%): la Turchia, con una previsione di 180 milioni di chili (+2%), Marocco, con 120 milioni di chili (+9%), Algeria, con 80 milioni di chili (+27%), Argentina, con 37,5 milioni di chili (+74%) e Giordania ed Egitto, entrambe con 25 milioni di chili (+25%). “In queste condizioni – avverte la Coldiretti – c’è il rischio evidente che olio straniero venga ‘spacciato’ come italiano” visto che “sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere è quasi impossibile leggere le scritte ‘miscele di oli di oliva comunitari’, ‘miscele di oli di oliva non comunitari’ o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari’ obbligatorie per legge”.