La legge vieta costruzioni a meno di 100 metri da un cimitero, ma in via Scocozza una stalla è praticamente attaccata al camposanto. Urge intervento di Asl e Comune.
Può esserci una stalla per cavalli a ridosso di un cimitero? No, lo vieta la legge (art. 1.7 della L.R. 14/1982) che fissa in cento metri la distanza minima da osservare. Obbligatoriamente.
Le ragioni sono facilmente intuibili, inutile elencarle qui ora.
Ci sarà dunque un problema con la costruzione di un habitat per cavalli e relativa recinzione in quel di Eboli, precisamente in via Guido Scocozza, poco dopo il sottopasso ferroviario del rione Pescara? Probabilmente.
Le foto, rocambolescamente acquisite da “Le Cronache” alcuni giorni addietro, mostrano che la costruzione è stata eretta a molto meno della distanza minima: i cipressi, ben visibili sullo sfondo, rendono l’idea.
Non solo: le recinzioni sono state distrutte in un paio di punti dagli stessi cavalli che, naturalmente, essendo cavalli vanno dove li porta l’istinto, quindi anche sulle vie e stradine pubbliche che circondano le abitazioni. Sorvolando, per ora, sulle condizioni igieniche del campo, lastricato di escrementi, e su quelle degli stessi animali, c’è da chiedersi se gli organi di controllo (Comune e Asl) ne siano informati. E gli animalisti, il cui numero cresce in maniera direttamente proporzionale all’inverno demografico che ci sta -esso sì- uccidendo tutti, sempre pronti a “scassare i cabbasisi” con tonnellate di gattini, cagnolini e pesciolini in cerca d’amore? Non pervenuti. Quale migliore occasione dunque? Certo, la faccenda non si presenta semplice in quanto la proprietà del “maneggio” pare sia riconducibile alla solita “etnia” che infesta da decenni pezzi di tessuto sociale locale, al netto di quei rari casi di buona integrazione che si osservano: un regalo fatto alla città dal “glorioso” Pci a partire dagli anni ’50, reiterato nel corso degli ultimi venti con la concentrazione in un unico luogo, peraltro in pieno centro cittadino, dei discendenti dei discendenti delle prime famiglie rom divenute stanziali. Tutti a carico della collettività, tra un borseggio e una ricettazione, un prestito a strozzo e un furto, una Mercedes e una Bmw fiammanti, godono di tutto lo “stato sociale” possibile: sanità, casa popolare, istruzione, farmaci, assegni vari.
Con risultati che non stiamo qui ad elencare per carità di patria.
La stalla al cimitero, se non sarà rimossa nel volgere di pochi giorni, autorizza ogni cittadino ebolitano al rifiuto di qualsiasi sanzione, multa o verbale elevato dalla pubblica autorità. Quando nel vostro locale si presenterà il solerte impiegato Asl per rilevare la minima irregolarità -un capello sulla mattonella, una crestina del dipendente non indossata – o quando il prossimo vigile urbano effettuerà rilievi urbanistici nei confronti della vostra azienda o abitazione, ditegli che è giusto (se lo è) essere multati: ma un minuto dopo prendete carta e penna e scrivete una bella denuncia contro i responsabili dell’Asl o del Comune che vedono pagliuzze e ignorano travi.
dal quotidiano “Le Cronche” del 15 agosto 2017