L’anti-frode di Bruxelles si muove sui fondi per la Casa del Pellegrino. Comune e Asl vanno avanti: il pasticcio in Cassazione tra “promesse” di altri soldi e accreditamenti impossibili dopo l’incontro con De Luca.
Per tenerci in forma senza rinunciare ai piaceri della cronaca, continuiamo a raccontare ai nostri cinque lettori l’evoluzione del caso Ises di Eboli, vicenda ormai prossima alla mitologia.
E mentre da un lato un’intera città, cospargendosi il capo di cenere, va a lezione di vita e bon ton da tal Rebecca (nome d’arte, diciamo, di un ex seminarista ebolitano passato dal saio al tacco 12 del Grande Fratello, peraltro poco coincidente col modulo estetico della categoria) dopo l’immancabile “discriminazione” di un pubere locale con qualche squilibrio in più rispetto ai coetanei, poi divorato dal tritacarne mediatico grazie all’autorevole travestito emigrato in Toscana, dall’altro si perfeziona un’analoga farsa, con aggiornamenti meritevoli di adeguata descrizione. E interpretazione.
Premesso che dal palcoscenico sembrano essere spariti i grillini locali, vittime di una piccola faida causata anche dalla presenza di dirigenti compromessi non solo con la giustizia (per il M5S, non per noi, il peccato capitale), l’ultima novità sarebbe che l’Asl avrebbe “sbloccato” un altro mezzo milione di euro in favore dell’ex coop ora in liquidazione, dopo il milionesimo incontro tra il manager Asl, Antonio Giordano, e il sindaco di Eboli, Massimo Cariello (nella foto). Naturalmente, si continua a sostenere da più parti, e senza arrossire, che si faccia tutto nell’interesse dei pazienti e dei lavoratori.
Quanto ai fondi, pare si tratti di un residuo del 2014, antecedente alla chiusura dei rapporti tra il Ssn e la struttura. Come se Equitalia o altri creditori qui non avessero giurisdizione. Non solo: si racconta pure che l’operazione nel suo complesso sia stata chiusa, ogni problema è risolto, la crisi è finita, è solo questione di cifre ormai, cioè se sia uno o siano due i milioni che l’Asl metterà a disposizione per un nuovo accreditamento. Poi si farà finalmente questo famoso bando per la cessione del ramo d’azienda e amici come prima. Bingo. Complimenti al sindaco, al direttore generale e a chi pascola nei paraggi. Sinceramente. Tornando alla realtà, se pure fossero confermate le indiscrezioni filtrate dopo l’happening all’ospedale di Battipaglia con il governatore De Luca, resta da capire in che modo avverrà tutto ciò.
Esistono almeno cento motivi perché questa storia, nata storta, non potrà che morire storta nonostante l’accanimento terapeutico, e li abbiamo elencati tutti nel corso del tempo: se si sia aggiunto un sesto lettore, lo invitiamo a cercare in rete, sarebbe troppo lunga ora da ripetere, pur volendo sintetizzare. Tra i cento motivi ne compare quindi un altro.
L’Asl di Salerno ha infatti in corso un giudizio di natura civilistica, all’attenzione della Cassazione (Nrg 4262015) contro l’Ises per un importo di oltre 2 milioni versati all’ex coop qualche anno fa per differenza rette e aggiornamenti Istat. L’Ises ha vinto le prime battute (come si attivino e funzionino un certo tipo di cause e il sistema dei decreti ingiuntivi e delle transazioni in questo settore l’abbiamo raccontato più volte), ora i giudici supremi dovranno dir la loro. C’è il rischio di doverli restituire quei soldi, in teoria, in pratica non c’è un centesimo: in ogni caso via Nizza contesta la cosa duellando in un tribunale. Se ciò accadesse, anche il già acrobatico bilancio presentato dall’avvocato Angela Innocente ne uscirebbe stravolto. Se invece la Cassazione confermasse i precedenti gradi, l’Asl neppure potrebbe continuare a dialogare con quel sodalizio, perché obbligata ad interrompere i rapporti con tutti quei centri che hanno promosso giudizi su un certe materie (aggiornamenti, differenze varie, etc) per il venir meno del requisito della fiducia: lo ha imposto la Regione Campania con due circolari del 2013/2014, tuttora vigenti, a firma dell’ex commissario alla sanità campana Morlacco. Nell’Asl Napoli 3 tre centri di riabilitazione hanno dovuto chiudere battenti nel corso degli ultimi mesi proprio perché obbligati a restituire i soldi.
In parole povere: come faccio a continuare a dare soldi, oltre a quelli già illegittimamente erogati per anni, ad un soggetto che invece pretendo me ne restituisca altri e col quale, in ogni caso, dovrò interrompere i rapporti per disposizioni superiori? Forse Cariello e Giordano hanno tagliato anche questa curva. A meno che le erogazioni non siano in favore di altri soggetti giuridici, nel qual caso torniamo punto e a capo, non fosse altro che per la plateale continuità tra le società interessate.
Tutto questo mentre l’Olaf, l’ente dell’Ue per la lotta alle frodi, apre ufficialmente la posizione sui fondi erogati per il centro polifunzionale Ss.mi Cosma e Damiano (6 milioni). Dopo che la Corte dei Conti europea aveva già fatto sapere di essersi attivata, pure il capo dell’Unità indagini e selezione dell’organismo europeo, Corinne Ullrich, ha comunicato il 5 maggio a don Enzo Caponigro, sacerdote promotore di precise denunce, di aver avviato le procedure per le opportune valutazioni.
E in rue Joseph II a Bruxelles sono notoriamente poco inclini alle commedie all’italiana.
dal quotidiano “Le Cronache”