Il 2015 è l’anno caratterizzato dal minor numero di accessi ispettivi nella decade considerata (203 mila aziende ispezionate), ma con la più alta incidenza di aziende trovate irregolari (il 67%). E’ quanto risulta dal rapporto pubblicato dalla Uil sul lavoro irregolare.
Un segno, quello che emerge dai dati, che il sistema ispettivo, nel corso degli anni, è andato verso una più efficace programmazione dell’attività ispettiva in termini di risultati. Nel primo semestre del 2016, come risulta dai risultati degli accessi ispettivi del ministero del Lavoro, è il 61,25% delle aziende ispezionate a risultare irregolari. Nel 2015, il 9,7% delle aziende ha visto un accesso ispettivo da parte del ministero del Lavoro. “Una percentuale bassa – sottolinea il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy – in un mercato del lavoro dove cresce sempre di più l’uso dei voucher, dove il sommerso lavorativo continua a rappresentare una forte perdurante piaga, dove le novità legislative sono spesso causa di elusione normativa e contributiva, come nel caso dei contratti a tempio indeterminato instaurati con lo sgravio contributivo della legge di Stabilità”. Dai dati delle ispezioni del ministero del Lavoro emerge che, sempre nel 2015, l’edilizia è settore con la maggiore incidenza di aziende irregolari su quelle ispezionate, 63,7%, rispetto alla media del 60,3% e che la Liguria è la Regione con la più alta incidenza di aziende irregolari, 73,5%.
Inoltre, i lavoratori in nero sono il 53,1% dei lavoratori trovati irregolari e il Mezzogiorno è l’area con la più alta incidenza di lavoratori in nero rispetto agli irregolari, 63,7%. La Campania è la regione con l’incidenza maggiore di lavoratori in nero rispetto agli irregolari, 77,4%. Anche dai dati relativi al primo semestre del 2016, emerge che l’edilizia è il settore con la più alta incidenza di aziende irregolari su quelle ispezionate (il 65,5%) e che l’agricoltura è settore con la più alta incidenza di lavoratori in nero (66%). E’ cresciuto poi in maniera vertiginosa delle violazioni sull’orario di lavoro (+94,4%) e fenomeni interpositori (+89,1%) rispetto al primo semestre 2015.
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