«In Italia sono tutti estremisti: per prudenza». Lo scrisse Leo Longanesi anni fa, parlava d’altro, forse, ma si fece capire bene. E’ la linea scelta dall’amministrazione regionale emiliana, quella ultra-garantista (!), nel singolare caso di un dipendente smascherato come finto cieco ma lasciato al proprio posto di lavoro.
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Finché non ci sarà sentenza penale di condanna – dice la Regione rossa per antonomasia- il cieco che cieco non sarebbe continua a fare quel che prima faceva: il centralinista a Piacenza, in un ufficio di un assessorato regionale, dov’era stato assunto con corsia preferenziale perché non vedente. Incassando, va da sé, retribuzione e tutto il resto. Sacrosanto il principio, sacrosanta la legge. Dopodiché, siamo in Italia, dove un ampio reportage fotografico prodotto dalla Guardia di Finanza di Nocera Inferiore (l’uomo è residente in Campania) e dai colleghi piacentini (il territorio in cui lavora) per conto della procura della repubblica salernitana, in cui il soggetto indagato legge il giornale, gioca la schedina o passeggia normalmente, non è stato sufficiente per sollevarlo dalla sedia. Non se ne parla fino a quando la magistratura non chiuderà il cerchio, fanno sapere dalla Regione. Eppure il sostituto procuratore titolare dell’indagine conclusasi lo scorso febbraio, il pm Cacciapuoti, ne ha chiesto formalmente la sospensione dinanzi alla plateale, oggettiva evidenza della contestata truffa.
Il “cieco” è stato assunto nel 2004 in virtù della normativa che regola l’impiego di disabili negli enti pubblici: vale a dire che quel posto è stato coperto in quanto soggetto affetto da gravi patologie, comprovate -e qui sta il punto vero della questione- da tre commissioni mediche, due in Campania ed una a Piacenza. In ognuna si legge di un progressivo deterioramento della capacità visiva, ridottasi in buona sostanza ad un muro di ombre, per la qual cosa scattavano automatici i benefits di legge in tema di prestazioni di lavoro. Per undici anni l’Inps ha erogato pensione, indennità di accompagnamento ed altre forme assistenziali, per un importo complessivo di circa trecentomila euro. La procura aveva pure provveduto al sequestro per equivalente delle somme indebitamente percepite, quando a metà del febbraio scorso chiuse il cerchio sul dipendente cieco che riusciva a giocare la schedina.
L’esito processuale è ancora lontano: si sa soltanto che una procedura interna all’ente pubblico è stata attivata dalla commissione disciplinare, senza però pervenire alla naturale conclusione cui giungerebbe anche il più scafato garantista dinanzi a foto e video di un cieco che quando voleva ci vedeva benissimo. Estremisti e prudenti.
(dal quotidiano “Libero” del 27 maggio 2016)