OmissisSalerno: tribunale e procura azzerano De Magistris e Rosy Bindi. I legami tra le due inchieste

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Non ci fu nessun complotto di giudici, politici e imprenditori per strappare a Luigi De Magistris, quando era pm a Catanzaro, le gloriose indagini Poseidone e Why Not: il tribunale di Salerno ha assolto tutti gli imputati del cosiddetto “Why Not bis”. Primo. Secondo: dopo 18 anni e due richieste di arresto, la pubblica accusa della medesima procura fa retromarcia e chiede l’assoluzione per il governatore De Luca ed altri 41 coimputati in un processo, tra gli altre, molto particolare: quello che sventagliò a videocamere e taccuini aperti il presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi a poche ore dalle candidature per la presidenza della Campania, la mitica lista degli “impresentabili”.

 

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In poco meno di un giorno, dunque, gli uffici giudiziari salernitani chiudono due pagine imbarazzanti, legate tra loro molto più di quanto non appaia.

Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Fi, noto penalista; Antonio Saladino, già leader della Compagnia delle Opere nel Sud; Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro; Dolcino Favi, ex avvocato generale dello stato; Pier Paolo Greco, avvocato calabrese e Giuseppe Galati, già sottosegretario di stato: tutti assolti dalla I sezione penale del tribunale di Salerno, competente sui fatti della Calabria se sono coinvolti magistrati, «perché il fatto non sussiste». 

Già, ma quale fatto? Dopo i naufragi di Why Not, Poseidone (e Toghe Lucane), che tanta popolarità tributarono all’oggi sindaco di Napoli, l’ex pm presentò oltre 70 esposti per denunciare «gravi ferite alla democrazia» causate da quelle stesse persone (tra molte altre) e dallo stesso «accordo corruttivo», già superato da analoghi accertamenti giudiziari, pervenuti alla più ragionevole delle conclusioni: cioè che i complotti funzionano meglio in tv e sui giornali, in aula la musica a volte cambia.

La procura di Salerno, allora guidata da Franco Roberti, oggi procuratore nazionale antimafia, diede credito alle accuse di De Magistris e, attraverso i pm Minerva e Alfano, è giunta a chiedere dopo 5 anni e 104 udienze, condanne fino a tre anni. Secondo loro il complotto ci fu. Ieri hanno stabilito di no.

A istruire gran parte delle denunce di De Magistris fu il pm Gabriella Nuzzi, poi trasferita e sanzionata dal Csm dopo lo scontro con i colleghi di Catanzaro scatenato dall’idolo di Travaglio, Santoro & C. Nuzzi è lo stesso sostituto procuratore che chiese due volte l’arresto di De Luca e altri tra i 41 imputati: negato poi da Riesame e Cassazione, dopo tre anni di stand-by arriva la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione, associazione a delinquere, abuso, etc. Nel frattempo si prescrive tutto ma gli imputati rinunciano, si prosegue. L’altro giorno, dopo 8 anni di processo e a 18 anni dai fatti contestati, il pm Montemurro chiede l’assoluzione per tutti. 

(dal quotidiano “Libero” del 21 aprile 2016)

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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