“In una regione di 550 comuni, l’accoglienza per 6758 persone puo’ essere fatta con la collaborazione di tutti i sindaci, con una distribuzione equa sul territorio, evitando concentrazioni in pochi punti che solitamente generano problemi”, così il commissario regionale Giuseppe Spadaro, commenta i dati del rapporto della Cgil Campania “Rifugiati in Campania, le cifre di un’emergenza umanitaria”. Oltre ad analizzare il sistema di accoglienza nel rapporto la Cgil Campania formula una proposta precisa per superare le tante lacune.
{source}
<script async src=”//pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js”></script>
<!– Sottotop menu –>
<ins class=”adsbygoogle”
style=”display:inline-block;width:694px;height:90px”
data-ad-client=”ca-pub-5807540174219874″
data-ad-slot=”2846875425″></ins>
<script>
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
</script>
{/source}
“Le strutture di accoglienza in tutta la Campania sono 149, delle quali 50 a Napoli, 35 a Benevento, 27 ad Avellino, 17 a Caserta e 20 a Salerno. Proprio ad Avellino nei giorni scorsi la magistratura, su denuncia della Cgil ha sequestrato 7 centri, dove gli immigrati erano costretti a vivere in condizioni disumane e non venivano riforniti dei kit previsti. “C’e’ un problema di controlli – aggiunge Spadaro – da parte di chi concede gli appalti seguendo le prescrizioni della legge e non procede poi con le verifiche sulla sussistenza dei requisiti necessari per le strutture di accoglienza. anche in questo caso la soluzione e’ molto semplice ma chi dovrebbe, sembra non vederla”.
Nel rapporto della Cgil Campania c’e’ anche una denuncia sulla discrepanza tra i numeri ufficiali e quelli non ufficiali che riguardano l’impiego di manodopera straniera. Secondo la Cassa Edile gli immigrati impiegati regolarmente nel settore delle costruzioni sarebbero circa 2000, troppo pochi rispetto a una stima del sindacato che conta circa una decina di migliaia di operai irregolari. Altro settore particolarmente gravato dal sommerso e’ quello agricolo, dove i lavoratori in nero provengono soprattutto dal nord e centro Africa. “Se si vuol continuare a pagare un quintale di pomodori 2 euro – sottolinea il commissario regionale della Cgil Campania – bisognera’ che ci sia sempre che qualcuno raccolga a pochi centesimi l’ora”.