OmissisSalerno: i «sessantamila babà» della Camera di Commercio

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Sessantamila euro finiti in pasticcini. C’è anche questo nella denuncia presentata dal commissario di Intertrade, l’ex magistrato Alfredo Greco alla procura della repubblica di Salerno e alla Corte dei Conti. Cassatine e babà a suon di bigliettoni, con ritmi forse da nave-crociera: soldi che un ruolo l’avranno pur avuto nella progressiva spoliazione della società della Cciaa per l’internazionalizzazione delle imprese, al di là del valore nominale del danaro.

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L’argomento è noto al lettore di Cronache, in questo caso accompagnato oltre il dato ‘istituzionale’ della cronaca mutuato dalla generalità dei media sul tema.

La notizia è tra la miriade di altre contenute nella denuncia presentata dall’ex procuratore al suo altrettanto ex omologo salernitano e ai magistrati contabili tre giorni fa. Una relazione corposa, densa, puntigliosa, frutto dell’esperienza maturata da Greco in anni passati a sbrogliar grovigli: la spiegazione, in fondo, della scelta di individuare proprio nell’ex magistrato una figura di garanzia capace di rimettere ordine in un’oggettiva selva intricata, qual è la vicenda Intertrade nel suo complesso. Non l’unico caso in Italia ma forse il primo ad essere venuto alla luce. Almeno nel modo sin qui raccontato da Cronache.

Greco non è stato tenero e avvalendosi della consulenza tecnica di un suo uomo di fiducia (il commercialista Montella) ha messo un primo punto fermo nel mare magnum dell’azienda “figlia” della Camera di Commercio. I bilanci, almeno quelli del quinquennio 2010/2015, sarebbero tutti falsi: non esattamente una buona notizia per chi di essi è stato responsabile. Fermo restando che ancora non è stato individuato chi materialmente li abbia redatti, di sicuro si conoscono quelli giuridico-legali: vale a dire l’ex direttore di Intertrade, Innocenzo Orlando, tutti i consiglieri di amministrazione del periodo interessato e, su tutti, il collegio dei revisori del conto. Che, come Cronache ha scritto più volte nell’arco di una lunga inchiesta, era rappresentato sempre dalle stesse persone da oltre dieci anni, messe lì, peraltro, dal ministero dell’economia. Da valutarsi ancora -e questo lo faranno gli organi competenti in aggiunta a quanto stanno già facendo sul caso- il profilo di responsabilità diretta in capo alla giunta camerale (quella di Guido Arzano, poi dimissionario, sostituito dall’attuale Andrea Prete): la questione è di natura ermeneutica e legislativa, dipende cioè da come un soggetto “legga” le leggi e le condizioni concrete del singolo caso.

Nel complesso, anche la posizione degli amministratori “padri”, (la Cciaa) che non potevano non sapere cosa facessero i figli (Intertrade) visto che davano loro continuamente la paghetta senza fare troppe domande, appare abbastanza periclitante. Si consideri che la Camera di Commercio ha dalla nascita versato in cassa a Intertrade attorno ai 20 milioni di euro. Cui andranno ad aggiungersene altri due di perdite degli ultimi esercizi. Nella denuncia di Greco si legge ancora di mutui accesi con false motivazioni: uno di 500mila euro presso il Montepaschi Siena (nel cui fascicolo emergerebbe un’istruttoria “evanescente”) e un altro di 300mila presso la Bper, poi non perfezionato a causa della fine della giunta Arzano. Del primo mutuo avevamo scritto mesi fa, del secondo non sapevamo nulla fino a ieri. Il mezzo milione, chiesto per finanziare un’ormai inesistente attività d’impresa, ottenuto per questo dal Montepaschi Siena, finì tra mille rivoli in frettolosi pagamenti a fornitori ed altri creditori. C’è, inoltre, il capitolo delle assunzioni di lavoratori interinali: dalle carte non è stato possibile ricostruirne né il numero preciso, né la logica che ne ha mosso le strategie. Il che è un gran problema per chi dovrà risponderne: agenzie specializzate comprese.

dal quotidiano “Le Cronache” del 12 febbraio 2016

Peppe Rinaldi

Giornalista

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