MercatoAgricoltura e ambiente: nasce il “made green in Italy”

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Un’economia piu’ “green” passa per una nuova gestione del territorio, con effetti positivi per l’agricoltura. Da oggi il “collegato ambientale” entra in vigore e avra’ effetti diretti e indiretti sulla vita delle imprese agricole e sulla produzione agroalimentare di qualita’ della regione. Lo rende noto Coldiretti Campania nell’evidenziare i contenuti della Legge 28 dicembre 2015, n. 221, recante ‘Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali‘.


Con la legge nasce anche il nuovo marchio ‘Made Green in Italy’, secondo uno schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ecologica dei prodotti, tra cui anche quelli agricoli, che alle proprieta’ nutrizionali e organolettiche potranno associare parametri di sostenibilita’ ambientale e rispetto del paesaggio.

Nella lista di disposizioni sono contenute novita’ strategiche come il sostegno alla mobilita’ sostenibile, i fondi per la progettazione delle opere contro il dissesto idrogeologico e per l’abbattimento degli edifici abusivi costruiti in zone a rischio, il credito d’imposta per le imprese che provvedono alla bonifica dell’amianto, il fondo di garanzia per le opere idriche, comprese le reti di fognatura e di depurazione.
“Tra le misure – sottolinea Coldiretti – va evidenziato l’articolo 7, che detta disposizioni per il contenimento della diffusione dei cinghiali nelle aree protette e vulnerabili e ne vieta l’immissione su tutto il territorio nazionale. Un problema che crea ormai da anni notevoli difficolta’ agli agricoltori di tutta la Campania. Si introduce anche il reato di foraggiamento di cinghiali, che prevede l’arresto da due a sei mesi oppure l’ammenda da euro 516 ad euro 2.065. Dal divieto di immissione di cinghiali sono escluse le riserve di caccia a pagamento, purche’ recintate”.
La norma prevede, inoltre, l’assimilazione alle acque reflue domestiche delle acque reflue di vegetazione dei frantoi oleari. Ma potranno essere scaricate nelle fognature pubbliche solo dove l’ente di governo dell’ambito ed il gestore d’ambito non ravvisino criticita’ nel sistema di depurazione.
Ha validita’ per i frantoi che trattano olive provenienti esclusivamente dal territorio regionale e da aziende agricole “i cui terreni insistono in aree scoscese o terrazzate ove i metodi di gestione tramite fertilizzazione e irrigazione non siano agevolmente praticabili. La disposizione subordina la possibilita’ di autorizzazione al previo idoneo trattamento che garantisca il rispetto delle norme tecniche, delle prescrizioni regolamentari e dei valori limite adottati dal gestore del servizio idrico integrato in base alle caratteristiche ed all’effettiva capacita’ di trattamento dell’impianto di depurazione”.

Altre misure riguarderanno invece le energie rinnovabili. In particolare, i sottoprodotti della trasformazione degli zuccheri tramite fermentazione e i sottoprodotti della lavorazione o raffinazione di oli vegetali sono inseriti nell’elenco dei sottoprodotti utilizzabili negli impianti a biomasse e biogas ai fini dell’accesso ai meccanismi di incentivazione. I Comuni potranno istituire delle Oil Free Zone, ovvero aree territoriali nelle quali, “entro un determinato arco temporale e sulla base di uno specifico atto di indirizzo adottato dai comuni del territorio di riferimento”, si preveda la “progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie prodotte da fonti rinnovabili”. Le comunita’ rurali e montante potranno invece adottare la cosiddetta ‘Strategia delle Green Community’, per avviare “una gestione integrata e certificata” del patrimonio agro-forestale, delle risorse idriche e della produzione di energia da fonti rinnovabili locali, ma anche per lo sviluppo di un turismo sostenibile e di una mobilita’ piu’ inclusiva.
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Redazione Eolopress

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