Percosse e minacce di morte, a organizzare rapine in stile ‘Arancia meccanica’, una banda di albanesi, con base operativa a Caivano, nel Napoletano, che agivano in Campania ma anche nelle regioni limitrofe.
{source}
<script async src=”//pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js”></script>
<!– Sottotop menu –>
<ins class=”adsbygoogle”
style=”display:inline-block;width:694px;height:90px”
data-ad-client=”ca-pub-5807540174219874″
data-ad-slot=”2846875425″></ins>
<script>
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
</script>
{/source}
A individuane i componenti una indagine dei carabinieri coordinata dalla Procura di Napoli Nord. In manette due albanesi, mentre un terzo era gia’ stato assicurato alla giustizia pochi giorni fa. Gli arrestati, ritenuti alcuni degli autori di tre violenti colpi commessi in abitazioni nel Beneventano, a Dugenta, in provincia di Salerno a Santa Egidio del Monte Albino, e nel Potentino, a Marsico Nuovo, devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine in abitazione, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, lesioni personali aggravate e ricettazione.
Le indagini, avviate nell’ottobre 2015, hanno consentito di accertare che la banda partiva da Caivano a bordo di potenti auto, rubate e modificate persino con un rapido sistema di cambio di targa, e dopo avere recuperato armi dai nascondigli, raggiungevano gli obiettivi individuati, prevalentemente nelle zone isolate delle province campane e lucane. Durante la caccia al gruppo criminale, formato da 8 componenti, ci sono state fughe rocambolesche, sparatorie, posti di blocco forzati e vetture speronate. La banda agiva in seguito ad accurati sopralluoghi e poi faceva irruzione nell’abitazione presa di mira, forzando finestre e serrature. I malviventi, che indossavano tute nere e indossavano i passamontagna, tenevano le vittime sotto sequestro e in alcuni casi le seviziavano, spesso provocando la perdita di denti per ottenere la combinazione delle casseforti o avere indicazioni sul nascondiglio dei gioielli. Violenza praticata anche in presenza di bambini. Durante uno dei colpi, i rapinatori quasi uccisero una delle vittime per assicurarsi la fuga: solo l’incepparsi della pistola evito’ l’omicidio. In un altro caso, intercettati dai carabinieri, in provincia di Caserta, la banda non si fermo’ all’alt ingaggiando uno spericolato inseguimento a folle velocita’. La corsa fini’ con i rapinatori che, raggiunti dai carabinieri, riuscirono a abbandonare la loro auto e scappare nelle campagne favoriti dal buio. Il piu’ pericoloso e violento degli indagati, ricercato anche dall’Interpol, e’ stato poi individuato attraverso la descrizione particolareggiata fatta da una delle vittime. Nonostante il passamontagna, e’ stato riconosciuto per il naso prominente e le sopracciglia foltissime. Altri 5 albanesi, componenti della banda, erano gia’ stati bloccati nel dicembre scorso in un casolare nelle campagne di Cardito, nel Napoletano.
Agi