OmissisSoccorso bulgaro per le primarie: decine di iscritti al Pd campano

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Primarie Pd urna

Un Pd multietnico fino al midollo, seppur selettivo: tanto da farsi «contaminare», secondo il linguaggio proprio del politicamente corretto, da colonie di rumeni e bulgari in quel di Eboli, 40mila anime poco più a sud di Salerno. E Cristo, con relativa fermata, c’entra poco.

Per i cinesi versione “democrats” ci ha pensato già Napoli città e, venti km circa più giù, ad Ercolano la festa è da poco cominciata. Sono le Primarie del Pd, bellezza, e nessuno può farci niente: eccezion fatta per Renzi, che in Campania sta tentando di tutto per evitarle dopo averle praticamente inventate. Per sé. Una zarzuela, un’operetta buffa che rinverdisce perfino i (ne)fasti del Rinascimento bassoliniano.

 

Marocchini, algerini, tunisini stavolta no, neppure ucraini lituani o altro: nel 2012, quando anche Bersani «#stavasereno» vincendo il primo round contro Renzi, i maghrebini furono di casa nel Pd, ad Eboli come altrove, sfilando ai seggi -chiamiamoli così- compostamente e disciplinatamente. Ma non si iscrissero al partito: loro, i maghrebini, Renzi, Bersani e vendolame vario manco sapevano chi fossero, non presero la tessera perché non era necessaria allora, come si scopre abbiano fatto bulgari e rumeni un anno dopo, coprendo circa il 5% del totale (su 1772 tessere) degli iscritti di tutto il territorio: non una percentuale ininfluente se si considera il peso che hanno queste storie sulla vita politica di tutti.

L’iscrizione al partito è elemento necessario, oggi, per partecipare alla tornata che si terrà nel comune reso celebre da Carlo Levi tra pochi giorni per scegliere il sindaco: sempre che il braccio di ferro con Roma tra De Luca, Gennaro Migliore, Andrea Cozzolino & friends non riservi un’altra esilarante puntata con l’ennesimo rinvio della data, che sconvolga così pure le intese locali. In attesa che si sfibrino tutti e che Renzi entri coi piedi nel piatto decidendo di testa sua: dopo saranno i Balcani più di prima, si vedrà.

E’ la barzelletta delle Primarie che, col caso di Eboli sembra esser giunta, dopo un paio di evidenze a copertura mediatica nazionale per analoghi motivi, ad una fase cancerosa.

Si è scoperto infatti, grazie ad un dirigente storico della sinistra locale, il medico Damiano Capaccio (che l’ha denunciato su Fb) che in un solo giorno le tessere ebolitane del Pd sono diventate circa 1800, con poco meno di un centinaio di stranieri in supporto. In 24 ore un vero record. Messa così potrebbe anche non significar nulla se non fosse che il Pd locale non ha una sede, una sezione, è commissariato, militanti e dirigenti viaggiano per conto proprio formando piccoli comitatini personali. Una specie di Chigago anni Venti della politica: l’ineluttabile destino dei “migliori” in un contesto dove, tra l’altro, il centrodestra neppure si segnala per doti e personale.

Tornando alla biblica moltiplicazione delle tessere Pd, in un’area dove già corrono un paio di inchieste per infiltrazione mafiosa, dai rilievi mossi via social network dal dottor Capaccio si intuisce che i responsabili del disastro-tessere siano gli stessi pretendenti al trono già ai nastri di partenza per un nuovo giro di giostra. Repetita iuvant, ripetersi fa bene, avranno pensato. Però sono democratici.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 13 febbraio 2015)

 

 

Peppe Rinaldi

Giornalista

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