Tocca tornare a parlare del centro Ises di Eboli la struttura per disabili priva dei requisiti legali per operare e, dunque, sottratta alle regole che disciplinano le altre imprese di settore. Un problema enorme, ancora oggi flebilmente affrontato dagli organi di controllo, che ha gravato sulle casse pubbliche alterando non da ultime le regole del mercato, per circa 4 milioni di euro all’anno per X numero di anni. Una storia nota.
Alla fine di una disperante vicenda giocata tra la politica, le istituzioni e la burocrazia, circa 100 lavoratori oggi non hanno di che mangiare (zero stipendio da 7/8 mesi) appesi inspiegabilmente all’esito della pronuncia del Tar sul merito delle delibere Asl con cui la struttura era stata tagliata fuori. Ma il tribunale sta per pronunciarsi (il 23 luglio) su una questione artefatta e su un presupposto falsato (se possa o meno un appartamento privato in una struttura sanitaria essere ostativo all’accreditamento) in quanto, se pur risolta, ce ne sarebbero a ruota almeno altre dieci: l’ostinazione a voler rimanere in un posto che la legge esclude, quando tutto si sarebbe risolto da tempo semplicemente trovando un altra sede (chi avrebbe avuto da ridire cosa?) sembra patologica. E un po’ sospetta.
La novità di queste ore è che, ancora il manager Federico Pagano, l’altro ieri ha inviato una lettera alle strutture della macroarea e al direttore generale Antonio Squillante con la quale sancisce la smobilitazione della struttura nel centro storico di Eboli: «Premesso che è necessario valutare l’ipotesi di trasferimento presso altre strutture abilitate di pazienti finora in carico all’Ises, essendo quest’ultima non autorizzata, si chiede di fornire informazioni circa le disponibilità assitenziali per le categorie di pazienti di seguito elencate presso i loro centri. Si evidenzia che tale disponibilità dovrà essere comunicata allo scrivente ad horas….Nel caso di sforamento dei limiti di spesa si prenderà in considerazione l’ipotesi di predisporre contratti integrativi. Pazienti in carico all’Ises: 35 residenziali; 11 semi-residenziali; 27 semi-residenziali ex art.26; 7 in regime Rsa».
Una nota che implicherebbe due cose: che ormai bisogna sbaraccare e, contemporaneamente, continuare a pararsi il sedere mettendo per iscritto qualcosa. Così com’è ora la situazione, senza autorizzazioni e nel vuoto legale, se succedesse qualcosa a un paziente o altri, a pagarne dazio saranno un po’ tutti: dal nuovo sindaco Massimo Cariello ai vari livelli competenti. Una procura non potrebbe, se pur lo volesse, proprio far finta di niente.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Le Cronache” del 5 luglio 2015)