Dopodomani la giunta della Camera di Commercio di Salerno potrebbe non esser più la stessa. E potrebbe non esserci più nemmeno lo stesso presidente: ma questo, paradossalmente, è un aspetto secondario rispetto alle ragioni che hanno condotto sin qua. E’ la storia dell’azienda speciale per l’internazionalizzazione delle imprese, Intertrade, la causa dell’implosione del gruppo dirigente Cciaa e del conseguente, prevedibile benservito al presidente Guido Arzano.
Una storia che conosciamo, per averla raccontata all’inverosimile e che, in sintesi, potremmo riassumere con pochi numeri: un buco in bilancio con una forbice tra i 4 e i 6 milioni di euro (tra crediti inesigibili, debito netto e deficit corrente) che si riverbera nel bilancio generale della Cciaa, la quale, a sua volta, non può che scaricare la perdita sulla generalità delle imprese costrette dalla legge a versare tributi e subire gabelle. Per capirci, è come la nota questione della scuola fatta per gli insegnanti e non per gli studenti, degli ospedali per i medici e non per i pazienti, delle camere di commercio per dirigenti e apparati politico-imprenditoriali e non per le imprese.
Questo racconta, tra l’altro, la parabola di quest’azienda che avrà senz’altro avuto meriti e successi che, però, non ne cambiano l’esito. Cui si aggiunge una rogna grande quanto una casa: una misteriosa fidejussione per 500mila euro nel mutuo contratto con Mps nell’ottobre 2014 da Intertrade, a bilancio già malaticcio, che sarebbe stata concessa dalla Cciaa ma della quale si sapeva poco. In linea teorica, non ci sarebbe nulla di strano dal momento che la Cciaa è la ‘mamma’ di Intertrade, i soldi ce li ha sempre messi lei, anticipazioni su anticipazioni fino a scavare quel fosso che rende poco invidiabile la posizione di chi sarà chiamato a risponderne. Se ci sarà. Concretamente, invece, c’è il “giallo” degi atti a supporto di questo stravagante avallo bancario. Per essere fidejussori in un contratto di mutuo così significativo, e saltando ora la legittimità della richiesta nel momento storico dato, una delibera autorizzativa o qualcosa del genere, da parte della giunta avrebbe dovuto esserci per forza. Se non c’è, non si trova o ha fatto un giro diverso, a Houston hanno più di un problema.
La questione appare seria a rifletterci. Non spetta a Cronache ricordare che, contrarre mutui con quegli zeri significa assumere impegni pluriennali, che debbono obbligatoriamente passare per gli organi statutari: tant’è che uno dei guai veri di Intertrade (e non solo) deriva dalla disinvoltura nel rapporto con le norme, elaborando ipotesi ‘contrattuali’ (incarichi, consulenze, obbligazioni, etc) su base annuale, di volta in volta rinnovabili. Se qualcuno andasse a scartabellare nelle carte della Cciaa o delle aziende speciali, nelle fondazioni, nelle organizzazioni di categoria, nei consorzi vari, nelle miste, ne troverebbe tonnellate di carte così. Senonché il diavolo fa le pentole eccetera.
Infatti, la “scoperta” della fidejussione a Intertrade (non senza, presumiamo, i vari avalli dei responsabili Mps d’area e via salendo, almeno questa è la via crucis che le banche impongono a tutti noi…) avrebbe azionato un meccanismo a catena che annuncia traumi: dagli uffici della segreteria generale sarebbe stata formalizzata una segnalazione alla Corte dei Conti per far luce su questa storia. Il che vuol dire, se confermata in toto l’indiscrezione, che lo scontro si è spostato su livelli ancora più alti della fisiologica e legittima lotta tra le associazioni di categoria per il controllo della Cciaa. In parole povere è rottura totale tra il segretario generale Raffaele De Sio e il presidente Guido Arzano, cosa ben diversa dalle maggioranze variabili.
La strada ora potrebbe essere questa: il presidente (non l’unico ma, inesorabilmente, il principale responsabile) va via e se ne trova un altro o si commissaria tutto. E chi dovrebbe commissariarla? La Regione, in questo momento intenta a fronteggiare le paturnie di 60 milioni di giuristi nel disquisire di sospensioni e decadenze. E’ tutto da vedere.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Le Cronache” del 21 giugno 2015)