«Si, non ti preoccupare, abbiamo distribuito il facsimile di San Matteo». Dicevano al telefono così due tra gli otto arrestati ieri dal Ros dei carabinieri su disposizione dell’antimafia di Salerno. Dove, diciamolo subito, per “San Matteo” è da intendersi una persona sola: Renzi, capo del governo e segretario Pd.
Ad uno dei capi del telefono c’era un rumeno che si premurava di rassicurare sulla fedeltà di certi gruppi di connazionali alla causa del Pd il responsabile dell’anagrafe del comune di Eboli, Giuseppe Mazzini, l’uomo chiave secondo gli inquirenti di questa maxi inchiesta su un’associazione a delinquere che avrebbe inquinato la «festa democratica» del Pd nel 2013: fu il turno in cui il ‘royal baby’ insidiava a Bersani quella stessa leadership che lo avrebbe poi condotto addirittura a Palazzo Chigi.
Le accuse sono da far tremare i polsi e già non si contano gli accessi di alta pressione sanguigna in ambiti consistenti dell’establishment dei democrats:associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, intermediazione illecita di manodopera ed estorsione. Il partito degli onesti si ritrova imbrattato di tanta infamia proprio nel giorno in cui il suo capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, moraleggia sulla purezza del Pd nel caso Lupi.
Libero ne scrisse un anno prima durante la prima corsa vittoriosa di Bersani (nella foto la prima pagina del 29 novembre 2012) e poi qualche giorno dopo quel turno elettorale di primarie caduto nella rete giudiziaria, documentando anche fotograficamente le file di immigrati ai seggi. Nessuno immaginava ci fossero già gli uomini del Ros a intercettare, pedinare, ascoltare, registrare ogni movimento. Questo perché alcune donne che volevano sottrarsi al giogo dei loro aguzzini rumeni, che le avevano ingannate promettendo loro un lavoro in fabbrica (giunte in Italia, invece, si ritrovavano a faticare nei campi per pochi euro, tra violenze ed intimidazioni) avevano denunciato l’organizzazione che dalla Romania fino alla Piana del Sele si occupava del traffico.
Scatta allora l’effetto ‘serendipity’: ci si muove per una cosa e ci si imbatte in un’altra. E che scoperta sarà quella dei militari del Ros. Mazzini, conosciuto come persona disponibile e competente nel proprio lavoro, iscritto al Pd, particolarmente legato al sindaco Martino Melchionda (ex bassoliniano poi deluchiano) avrebbe provveduto a fornire documenti di identità e certificati di residenza a gruppi di rumeni che, in cambio, avrebbero ottenuto un’accelerazione delle proprie pratiche di regolarizzazione. Non lo avrebbe fatto per danaro ma solo per interessi politici ed elettorali: che è la cosa che colpisce maggiormente gli inquirenti. In alcune intercettazioni si legge di una conversazione proprio con il sindaco di Eboli nella quale si fa il punto della situazione con gli stranieri mobilitati per andare ai seggi. L’ordine agli immigrati era: «Votate Renzi e per la segreteria regionale la sua candidata». Renzi stravinse ovunque e la donna scelta per la guida della segreteria regionale della Campania, Assunta Tartaglione, venne poi eletta massima dirigente nella seconda regione italiana. Gli inquirenti hanno pure documentato l’elargizione dei due euro per votare e il trasporto degli immigrati prelevati nei campi e trascinati ai seggi: era tutto a cura di imprenditori agricoli e latifondisti storici, tutti con la tessera del Pd, legati a doppia mandata al potere locale. Non è più solo illazione giornalistica: ora è ufficiale.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 21 marzo 2015)