NAPOLI– Un nuovo test di medicina personalizzata, non invasiva e predittiva per anticipare anche di tre-quattro anni la diagnosi dell’insorgenza di un tumore. Si tratta del Test ISET (Isolation by SizE of Tumor Cells – Isolamento per dimensione delle cellule tumorali), una delle scoperte più innovative degli ultimi anni nel campo della medicina diagnostica, presentato oggi ufficialmente per la prima volta in Italia all’Istituto SDN di NAPOLI, nell’ambito del ciclo di incontri “L’informazione al servizio della Salute”, ideato dal direttore scientifico dell’SDN, Marco Salvatore.
A presentarlo a c’era l’inventrice del Test, Patrizia Paterlini-Bréchot, docente di Biologia cellulare e molecolare della Paris Descartes University. Il suo intervento dedicato al tema “Interesse clinico e evoluzione del campo delle Cellule Tumorali Circolanti” ed introdotto da Achille Iolascon, professore ordinario di Genetica Medica all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ha ricostruito un lungo percorso di quasi vent’anni di studi e ricerche che ha portato allo sviluppo dell’ISET Test che proprio nei prossimi mesi inizierà dalla Francia la sua prima commercializzazione.
“L’obiettivo di partenza dei nostri studi – ha spiegato Patrizia Paterlini-Bréchot – era quello di trovare una nuova strada che potesse far diminuire la mortalità umana per malattie tumorali e l’assunto di partenza è stata la necessità di intervenire sulla prevenzione del processo metastatico che è la vera causa di morte dei pazienti affetti dal cancro perché le cellule del tumore primitivo distaccandosi dallo stesso vanno prima nel sangue, dove restano per lungo tempo, e poi finiscono in altri organi generando le metastasi”. La “caccia” alle Cellule Tumorali Circolanti nel sangue Insomma l’ISET Test è una sorta di “caccia” alle Cellule Tumorali Circolanti. Una circolazione che avviene anni prima che si formino le metastasi. Una “caccia” molto difficile perché, come ha evidenziato la Paterlini, “i tumori più invasivi diffondono le cellule tumorali quando sono ancora minuscoli (con dimensioni di circa 1 millimetro di diametro) e non sono, quindi, individuabili con la diagnostica per immagini”. La “caccia” alle cellule tumorali circolanti appariva, dunque, un’impresa quasi impossibile, trattandosi di cellule rarissime, esattamente una per millilitro di sangue (quindi mischiate a 5 miliardi di globuli rossi e 10 milioni di globuli bianchi), molto fragili e con caratteristiche molto variabili che impongono la loro distinzione da altre cellule rare non tumorali che possono essere comunque presenti nel sangue. “Dopo quasi vent’anni di studi e ricerche – ha raccontato con orgoglio la Paterlini – abbiamo trovato un sistema dimensionale per isolare le cellule tumorali circolanti e fare una diagnosi citopatologica che consente di anticipare la diagnosi della presenza di un tumore che viene confermata dall’imaging diagnostico in un lasso temporale successivo che va da uno a quattro anni”.
Insomma un anticipo diagnostico di grande importanza con un unico difetto predittivo da mettere a punto: il test individua la presenza del tumore ma non è ancora in grado di dire a quale organo ricondurre la presenza. Almeno per ora, perché anche su questo ulteriore sviluppo predittivo la ricerca è già in fase avanzata. Insomma il test lancia l’allarme per poi sviluppare indagini successive, ma lo fa con un anticipo così importante da aumentare notevolmente la speranza di cura efficace per la malattia. Due importanti applicazioni per pazienti affetti da tumore e il futuro delle ricerche anche all’Istituto SDN “Il test – ha spiegato la Paterlini – sarà accessibile al pubblico già dai prossimi mesi con due prime importanti applicazioni per pazienti già malati di cancro: nei pazienti con trattamenti radioterapici e chemioterapici in corso il test sarà molto utile per verificare l’effetto positivo o negativo della cura e quindi eventualmente per cambiarla e migliorarne l’efficacia e nei pazienti con tumore in remissione (guariti dal cancro) per verificare con grande anticipo l’eventuale insorgenza di recidiva ed intervenire subito”.
Insomma il test è già molto utile per lanciare dei segnali importanti che poi andranno approfonditi con le nuove frontiere diagnostiche dell’imaging e proprio all’SDN di NAPOLI si svilupperanno nuove ricerche su questi temi, anche perché come ha chiosato la Paterlini, “proprio la combinazione del Test ISET con l’imaging di ultima generazione è un’ottima “chance” per una diagnosi tumorale sempre più precoce”.
Ansa