SALERNO- Cuochi ai fornelli. Parte “Sta’sera si cucine CUMME VOGL’I’…”, la nuova avvincente gara culinaria, tutta al maschile, del Vinile-Cibo Vino Musica. Intellettuali, professionisti, politici, uomini impegnati nella società civile, tutti salernitani, saranno “Chef per una sera” e sfideranno la propria creatività in cucina, ovviamente sostenuti dal team dello chef del Vinile, Giovanni Sorrentino.
Una gara all’ultimo piatto, che mercoledì 18 marzo alle ore 20.30 vedrà protagonista della cucina a vista di via Velia l’event creator Sergio Galzigna, con un omaggio ad un prodotto Dop dell’Emilia Romagna, il grana padano, inserito in un menù che tende a privilegiare piatti semplici della tradizione, facili da replicare a casa e anche piuttosto economici. E per chiudere in bellezza l’immancabile tazzulella ‘e cafè.
A decretare il vincitore una doppia giuria, sia popolare, rappresentata dagli avventori del Vinile, che tecnica, costituita da altrettanti esponenti del mondo delle professioni, tutti accomunati dalla passione per la cucina: Lillo D’Agostino, Ottavio Di Gaeta, Valerio Falcone, Maurizio Giannella, Vito Puglia, Paolo Russo, Mauro Scarlato, Edoardo Scotti, Claudio Tringali e Agostino Ingenito, accompagnati dalla conduzione dell’attrice Nunzia Schiavone.
L’idea della sfida nasce da una precedente esperienza al convento San Michele con Vito Puglia, ex vice presidente nazionale Slow Food. La kermesse si ispira ai versi di “Si cucine cumme vogl’ì”, che Eduardo De Filippo cominciò a scrivere a metà degli anni sessanta, raccolti poi in un poemetto gastronomico curato dalla moglie, donna Isabella. Piatti umili, semplici, economici, quelli della cucina povera, senza pretese, ma ideati con fantasia e pazienza, al centro delle varie pièce teatrali.
“Non è un libro di cucina con le ricette… – scrive Dario Fo nella presentazione del libro – Le quartine elencano pietanze conosciute e amate fin dall’infanzia e come per magia riescono a renderne lo spirito antico e misterioso. Dalla ricostruzione delle ricette e dal racconto della moglie Isabella esce un ritratto poco noto di Eduardo, un lato assai simpatico della sua personalità: allegro, creativo, solare. Era, sì, goloso, ma senza sfrenatezza. Non dimenticava mai di essere nato povero. Nel suo modo di cucinare e in quello di mangiare sia in solitudine che in compagnia non c’era niente di casuale, al contrario sottintendeva un rituale puntiglioso attraverso cui cercare di creare un’armonia di sapori primigeni in cucina, e a tavola una comunione di piacere”.