L’Asl di Salerno ha deliberato: l’Ises, la cooperativa ebolitana un tempo “del” Pd e oggi passata sotto l’ala protettiva del centrodestra non è accreditabile, non può più lavorare con il servizio sanitario. A via Nizza (foto) ci hanno impiegato un anno in più della scadenza prevista ma alla fine l’hanno messo nero su bianco, tanto nessuno dice niente, le regole valgono nei giorni dispari, in quelli pari si vedrà. Si chiama burocrazia, tendenza Campania.
«La struttura non è accreditabile» -recitano le delibere 1018 e 1019 pubblicate ieri sull’albo pretorio- «per la presenza di un appartamento privato all’interno». Punto. Si dirà: problema risolto, fine della storia, i fatti hanno confermato quanto raccontato nel corso di questa lunga inchiesta giornalistica. E invece no, anzi. Con le delibere di ieri l’Asl di Salerno ha confermato sì la non accreditabilità del centro nel senso non apparente ma sottostante, vale a dire l’ipotesi di aver predisposto le cose per salvare capra e cavoli. Almeno questo è quel che credono.
Il dottor Capone, medico individuato dal manager Squillante per guidare la commissione per la verifica dei requisiti (la Ccaa) ci ha messo, quindi, circa un anno per proporre una delibera che sapeva benissimo avrebbe potuto chiudere in mezz’ora, come è stato fatto per tutte le altre strutture presenti sul territorio di competenza (molte delle quali, va detto, non è che siano dei veri e propri Eden in terra). Tranne che per questa, l’unica rimasta appesa a due giorni dalla chiusura dei termini da parte della Regione (e non dell’Asl che doveva farlo entro il 31/10/2013). Due delibere che a leggerle non sai se ridere o disperarti: il bello è che sono state controfirmate pure dallo stesso Dg, dal direttore sanitario Angela Annechiarico e dal direttore amministrativo Annamaria Farano. Qualcuno li avrà convinti di esser esenti da responsabilità, eppure in qualsiasi posto al mondo una firma è una firma, anche nel paese dei balocchi: a via Nizza, evidentemente, non funziona così.
Allora, proviamo a spiegarlo questo casino, ripetendo fino alla noia quel che da qualche tempo, in rituale solitudine, scriviamo. L’Ises è carente della maggior parte dei requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi, non ha la certificazione di agibilità, è priva di sistemi di sicurezza, è una struttura fatiscente, presenta ancora sbarre alle finestre. E l’Asl che cosa fa? Ravvisa solo la presenza di un appartamento abitato: comico, no? Eppure lo sa benissimo, l’ha sempre saputo, l’ha messo per iscritto in più di una occasione che lì mancava praticamente tutto: ciononostante ha dato 4 milioni di euro all’anno al centro. Altrettanto risibile è la lettura dell’iter burocratico seguito in questa surreale faccenda. Il 2 ottobre dello scorso anno il nucleo di verifica presenta una relazione finale in base alla quale il centro Ises è accreditabile: roba da non credersi eppure è successo. Scoperta con le mani nella marmellata, l’Asl fa un dietro front di quelli memorabili: «Mero errore informatico», fecero sapere. Fantastico. L’Asl evidenzia poi negli scritti pubblicati ieri che questa delibera fu annullata con un’altra, la 114/2014, guardandosi però bene dal dire cosa sia accaduto veramente in quell’occasione: avrebbe dovuto essere riscontrato che la deliberazione è stata annullata perché presentava un “mero errore di formattazione e impaginazione” -a cui, ovviamente, non crede nessuno- in base al quale l’Ises era stato inserito nell’elenco sbagliato. Ma questo l’Asl non lo evidenzia e non sembrerebbe essere casuale.
Nelle delibere si richiama anche un esposto formale presentato da un comitato locale (Edilizia e lavoro) del 13 gennaio 2014, secondo cui vi erano condizioni «che inficiavano l’autorizzazione all’apertura e al funzionamento della struttura». L’elenco è arcinoto, la situazione è sempre la stessa al netto di qualche camouflage temporaneo. Poi l’Asl tenta di scaricare tutto sul Comune senza forse rendersi conto che ha raddoppiato il guaio. Il suo. Scrivono a via Nizza: «Nonostante le comunicazioni alla struttura ed al sindaco del Comune di Eboli a tutt’oggi persistono i motivi per i quali non poteva essere rilasciata l’autorizzazione sanitaria all’apertura ed al funzionamento della struttura». Una persona normale capisce ciò che è lapalissiano. Invece qui urge una traduzione, siamo pur sempre in Italia. Il ‘ragionamento’ è questo: l’Ises non è in possesso della certificazione dell’agibilità e quindi il Comune non avrebbe potuto rilasciare l’autorizzazione al funzionamento ma, visto che lo ha fatto, l’Asl ritiene di assumere quell’atto, senza indagare se questo sia stato emesso legittimamente o meno: non fa niente che quella carta è fasulla, l’importante è che in caso di rogne con la magistratura o altri si sappia che sei stato tu a scriverla, io per il momento la considero buona. Furbi vero? Sembra di rivedere l’Audace colpo dei soliti ignoti. Un uditore giudiziario fresco di concorso pubblico chiederebbe il massimo della pena prima ancora di iniziare le indagini per molto meno: ma l’Asl Salerno, evidentemente, è zona franca. Il problema è l’appartamento, dunque, il resto è risolto. Risolto un tubo, la storia resta in piedi perché verosimilmente accadrà quel che ora andiamo ad immaginare. Raccontando ipotesi.
A partire da stamane, se qualcuno si piazzasse sotto il palazzo del Tar di Salerno, noterebbe l’ingresso dei legali (che, ovviamente, fanno il loro lavoro) dell’Ises con le copie di un’istanza cautelare per la sospensiva delle delibere. Magari sarà presentata direttamente al presidente del tribunale in considerazione dell’urgenza occupazionale e chiacchiere del genere: in capo a pochi giorni il ricorso sarà discusso e verosimilmente l’Ises presenterà un contratto di fitto dell’appartamento abitato stipulato con il proprietario dello stesso (un anziano signore che vive lì da sempre). Al tempo stesso presenterà un contratto di comodato gratuito con cui dichiarerà che l’appartamento è stato dato al proprietario e locatore. Perché? Perché il proprietario e locatore sarà, per magia o chissà cosa, anche il custode della struttura. E così tutto tornerà a posto: il Tar emetterà una sentenza di sospensiva delle due deliberazioni, l’Ises riprenderà a lavorare come se nulla fosse successo e poi si vedrà. La carenza dei requisiti permarrà ma l’Asl non ne avrà più responsabilità: è stato il Tar ad aver consentito la sospensione eventuale delle due deliberazioni; è stato il Comune di Eboli a non aver sospeso l’autorizzazione sanitaria. Noi siamo l’Asl di Salerno, facciamo il c….che ci pare. L’Asl del Grillo, diremmo. Nel senso del marchese. Ovvio.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 29 ottobre 2014)