ARCHIVIOBarche a nolo col “trucco”: secondo round tra Cannavaro e la procura

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Cannavaro Fabio in barca

Avrebbero frodato il fisco italiano sottraendo partite contabili soggette a tassazione: di qui la fraudolenza, formalmente contestata, cui seguiranno le previste conseguenze. La premessa è cucita su misura per diverse migliaia di casi italiani, ma quando a finirci dentro è un nome che tira, uno dei così detti “vip”, la prospettiva cambia di colpo. O quasi. 

Prendete Fabio Cannavaro, campione del mondo con la maglia di quella Nazionale italiana di cui era capitano: è la seconda volta che la procura di Napoli va a «sfruculiarlo», passando, ieri, alle vie di fatto con un sequestro di beni per circa un milione (900mila) di euro. La prima volta fu due anni fa quando venne invischiato nel caso di Vittorio Pisani, l’ex capo della Mobile di Napoli trascinato in una guerra tra pezzi dell’establishment del palazzo di giustizia e poi ritualmente assolto: Cannavaro fu coinvolto in quanto presunto socio (ex) di Marco Iorio, imprenditore della ristorazione legato a Pisani e considerato “opaco” dagli inquirenti. Una storia con pochi ma resistenti strascichi attuali.

Ieri il gip partenopeo ha dato il via libera al provvedimento, aderendo alle richieste degli inquirenti che a Cannavaro e signora hanno contestato l’aggiramento della normativa tributaria in relazione ad una società di noleggio di imbarcazioni di lusso (la FD Service srl). Gli indagati sono quattro: oltre alla celebre coppia c’è il cognato di Cannavaro ed una quarta persona prestatasi al gioco prefigurato dalla procura. Secondo l’accusa la coppia sarebbe stata l’utilizzatrice finale -come direbbero altrove- di almeno tre delle imbarcazioni tra quelle individuate. In pratica, tutto è nato dopo che l’Agenzia delle Entrate ha scoperto che i due usavano le barche nella disponibilità della società per fini personali anziché per il noleggio. Cioè: io fingo di prenderli a nolo o di usarli per “commerciare”, ma non sono di mia proprietà e dunque ci pago meno tasse o neppure una. Questa simulazione dell’attività d’impresa sarebbe stata messa in piedi con una barca modello ‘Pershing 62’, chiamata «Massivus»; una Pershing 76, «Chriman Naples» e una Pershing 72, «Chriman II». 

C’è poi un aspetto che ricorda la faccenda del papà del premier Renzi: una strana cessione di una srl nella mani di un sostanziale nullatenente al fine di metterla in liquidazione e scaricando sul ‘futuro’ le eventuali responsabilità. Infatti la quarta persona indagata, tal Eugenio Tuccillo, si sarebbe prestato volontariamente -pensano gli inquirenti- a rilevare le quote della “FD Service” durante la verifica fiscale, mettendola poi in liquidazione a stretto giro di posta. Tra l’altro il soggetto in questione non avrebbe neppure una capacità reddituale tale da poter giustificare l’acquisto delle quote societarie.

Materialmente, la Finanza ha sequestrato all’ex capitano della nazionale soldi su conti correnti bancari e un’imbarcazione “Itama 38” del valore di 180mila euro. L’evasione riguarda il periodo 2005-2010, in cui non sarebbero state corrisposte Ires, Irap e Iva. Le indagini hanno fatto emergere che anche durante la permanenza a Dubai (dove Cannavaro ha giocato) il campione avrebbe continuato a versare danaro sui conti della società per provvedere al relativo mantenimento.

«Fabio Cannavaro e la moglie Daniela Arenoso precisano che le imputazioni formulate a loro carico dalla Procura della Repubblica riguardano esclusivamente il regime fiscale applicabile ad una società rappresentata dalla signora Arenoso. Su tale vicenda è in atto da anni un importante contenzioso tributario che non si è ancora concluso, nel quale è stata rappresentata la sostanziale opinabilità dei rilievi dell’Agenzia delle Entrate». E’ quanto scrivono in una nota gli avvocati Luigi Petrillo e Virgilio Marino, difensori dei coniugi Cannavaro. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 23 ottobre 2014)

Redazione Eolopress

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