NAPOLI- L’iniziativa a Pomigliano d’Arco, polo industriale della Campania, dove vari operai si sono tolti la vita o hanno tentato di farlo in seguito alla perdita del lavoro. Si punta a potenziare le ore di apertura di un centro sociale per contrastare il trasferimento del centro di salute mentale.
Senza lavoro da anni, cassaintegrati, disoccupati, completamente dimenticati dalla politica che dice di pensare ai giovani. Una politica che ha accettato silenziosamente il fatto che a quarantacinque, cinquant’anni le aziende non-ti-vogliono-piu’e che, quindi, non cerca un nuovo sistema di aiuti istituzionali che lenisca questo dramma. Una generazione senza piu’ dignita’, che si vergogna poiche’ non piu’ capace di sostenere i propri figli; spesso sono padri e madri sprofondati nel disagio psicologico piu’ nero, che li puo’ spingere fino al suicidio.
Il polo industriale della Campania e’, sotto questo punto di vista, uno dei posti piu’ pericolosi del paese. Al punto che alcuni medici e infermieri, con il sostegno della chiesa locale e del comune di Pomigliano d’Arco, vogliono aprirvi il primo centro anti-suicidi dell’hinterland industriale napoletano. L’ultimo morto, un muratore suicida, e’ stato ricordato cosi’ dal parroco, nell’omelia funebre: «Domenico, un grande lavoratore, era umile e onesto: quando veniva in chiesa, aveva la tuta sporca di cemento». Prima di uccidersi, tutti chiedono perdono alle famiglie, addossandosi ogni colpa. Poi, se ne vanno. “Quest’anno ricorre il centenario della Prima guerra mondiale, l”inutile strage’: oggi, invece, c’e’ una guerra silenziosa che fa strage di lavoratori”, ha detto pochi giorni fa il vescovo di Nola, monsignor Beniamino Depalma.
L’elenco dei suicidi di cassintegrati e disoccupati delle grandi fabbriche in crisi, purtroppo, e’ lungo. Pochi giorni fa si e’ ucciso il cinquantenne muratore Domenico Eredita’ di Afragola (impiccatosi a Casalnuovo, dove abitava; ha lasciato la moglie e due figlie, una di 14 e l’altra di 17 anni); ad Afragola, in febbraio, si era suicidato anche Pino De Crescenzo, 43 anni, da anni cassintegrato del reparto logistico Fiat di Nola, attivista del sindacato di base Slai Cobas. E poi, il 21 maggio, la sua collega Maria Baratto, anch’essa cassaintegrata Fiat, una signora di 47 anni che si e’ inflitta una serie di coltellate all’addome e il cui corpo e’ stato trovato solo a quattro giorni dai fatti, in una casa intrisa di solitudine. Sempre in febbraio, se ne era andato Eddy De Falco, il pizzaiolo di 43 anni di Casalnuovo, respirando il gas di scarico della sua auto: il giorno prima De Falco, figlio di emigranti in Canada, aveva subito una multa di quasi 2 mila euro dagli agenti dell’ispettorato del Lavoro: gli avevano contestato che sua moglie lavorasse “al nero” nella pizzeria. Vista senza gli occhiali della burocrazia, forse era solo una donna che aiutava suo marito, nel tentativo di crescere meglio tre figli.
A Pomigliano, proprio in questi giorni, insieme al vescovo Dipalma e il sindaco Raffaele Russo, i medici e gli infermieri dell’Unita’ operativa di salute mentale (Uosm) dell’Asl 3 napoletana, che collaborano alcuni con colleghi modenesi, stanno pensando di creare un vero e proprio centro di prevenzione dei suicidi collegati alle difficolta’ lavorative ed economiche, potenziando l’ascolto dei lavoratori al centro sociale comunale “Paolo Borsellino e Rita Atria”, ubicato sempre a Pomigliano. Troppi i tentati suicidi, sempre di operai, precari, piccoli artigiani e commercianti, giovani studenti intimoriti dal “non potercela fare” che vedono ogni giorno: l’ultimo quello del 47enne titolare di un bar che, due giorni fa, e’ stato miracolosamente salvato al Molo Beverello, dopo che si era lasciato cadere in acqua con l’intenzione di farla finita. Il potenziamento dell’attivita’ del centro sociale non appare pero’ semplice (adesso il locale e’ aperto solo il giovedi’, dalle 15 e 30 alle 19 e 30): il sindaco di Pomigliano, Russo, anch’esso medico, e’ tuttora costretto a contrastare l’ipotesi di smantellamento del centro di salute mentale della “citta’ delle fabbriche”, visto che la dirigenza dell’Asl Napoli 3 Sud avrebbe gia’ manifestato l’intenzione di trasferire la stessa Uosm di Pomigliano a Marigliano.
Paolo Giovannelli