Qui bisogna mettersi d’accordo sulle parole. O meglio: sul loro significato, che spesso cambia a seconda dei territori. Per dire: ieri a Napoli e nel resto della Campania s’era sparsa una voce -come si dice?- inquietante, che riguardava Luigi De Magistris (nella foto da “Suono Libero Music”). Questa: «O’ sìnnac’ canta, ò sìnnac’ stà cantann’».
E lì tutti a pensare che si fosse «buttato a pentimento», come recita lo slang dei bassifondi (ma anche di quelli alti) di larga parte della società quando si voglia indicare chi sia passato o stia per passare tra le file dei collaboratori di giustizia. Gli infami, insomma, roba che ad Aosta o Pordenone sarebbe intraducibile: e nessuno ha ancora capito se questo sia un bene o un male.
Del resto, Giggineddu dalla-schiena-dritta-che-non-guardava-in-faccia-a-nessuno è appena stato condannato a 15 mesi di carcere insieme al suo vecchio compagno di manette, l’ex vice-questore oggi avvocato Gioacchino Genchi, per aver “leggermente” violato guarentigie costituzionali spiando i parlamentari su cui indagava: non sia mai che abbia deciso di vuotare il sacco con gli inquirenti, vuoi vedere che è alle porte trippa per gatti di una nuova pochade? No, non si trattava di questo, anzi mai come ieri i boatos furono letterali: cioè, Giggino sta cantando nel sento tecnico della parola, poggiando sulle proprie corde vocali che -c’è da scommetterci- saranno le migliori che mura di sala discografica abbiano mai potuto sperimentare.
Già, perché il sindaco-sospeso per effetto di una legge (Severino) partorita da un mondo politico sotto botta che lui stesso ha contribuito a creare, s’è davvero messo le cuffie in testa, è entrato in uno studio di registrazione ed ha chiuso gli occhi e tirato il fiato. E ha cantato, improvvisando il jingle della nuova etichetta musicale indipendente «Suono Libero Music», finanziata con risorse della misura “Sviluppo Napoli”.
Nando Misuraca, responsabile dell’etichetta, pare abbia insistito molto per averlo in studio, alla fine riuscendoci. L’ex giustiziere di Catanzaro che ancora riesce a far credere ai Travaglio italiani che «se soltanto l’avessero lasciato lavorare» ha improvvisato su una base rap. Nelle prossime settimane sulla stessa base saranno incise le voci e le parole dei cantautori promossi dall’etichetta, dopodiché si realizzerà lo spot.
«È un’iniziativa importante (non c’era alcun dubbio lo fosse, nda)- ha detto de Magistris – che il Comune ha realizzato con realtà molto vive di giovani. Progetti che puntano a riqualificare pezzi di città come qui a Soccavo, un quartiere significativo e popolare». De Magistris ha sottolineato che «il rilancio della città passa dalla sinergia tra pubblico e privato, quel privato buono che vuole fare il bene di Napoli. Mi batterò fino alla fine perché i nostri ragazzi possano avere tante ragioni per restare a Napoli». Il che, ironie a parte, è sempre un gran bene.
Comincia a farsi simpatico De Magistris, l’unico guaio potrebbe averlo ove mai a qualcuno saltasse in testa di sparare un titolo così: «La cantata di De Magistris». E a quel punto non ci sarà programma di protezione capace di contenerne l’effetto. In un senso e nell’altro.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 18 ottobre 2014)