Omissis-ArchivioEboli, il caso della clinica “abusiva” imbarazza due prefetti

https://www.eolopress.it/index/wp-content/uploads/2012/11/Asl-salerno.jpeg

Asl-salerno

L’affare si ingrossa. Al punto da farsi sempre più labile il confine tra il sogno e la tragedia. Questa storia dell’Ises, per sua natura travalicante i confini locali, rischia di causare qualche noia seria anche a chi non ne è direttamente coinvolto: cioè, non solo a funzionari comunali e dell’Asl, tecnici, esponenti politici vari, sindaci ex e post, ispettori del lavoro, sindacalisti e addetti ai controlli dei diversi ‘palazzi’, etc.

Stavolta due funzionari di governo, il prefetto Gerarda Pantalone e il commissario appena nominato ad Eboli, Vincenza Filippi, si trovano a ballare sull’orlo di un piccolo precipizio. Che, a rifletterci, tanto piccolo non è: a meno che maneggiare ‘allegramente’ quattro milioni di euro pubblici all’anno sia un innocente relax. Due funzionari dello stato, dunque, entrano in scena ‘legittimando l’illegittimabile’, a partire dal fatto di aver ospitato l’ennesima riunione con sindacati e dirigenti della coop per «far fronte alla situazione». Il prefetto e il vice prefetto forse ignorano la dinamica delle relazioni sin qui intercorse tra gli uffici Asl, il comune di Eboli, il locale distretto sanitario, le varie caserme dislocate sul territorio, il ministero della sanità, l’ufficio del lavoro, etc. I nostri soliti cinque lettori conoscono a menadito la storia, che riassumiamo ancora una volta per far inquadrare il problema a chi ne sia a digiuno. Sempre che esista.

L’Ises è una cooperativa affiliata alla mitica Lega emiliana, che gestisce un centro per il recupero dei disabili. La struttura, in un contesto normale andrebbe sigillata seduta stante, proprio come avviene per ogni altro centro scoperto con un dito di polvere sui battiscopa. E’ una grande barriera architettonica a tutela dei portatori di handicap: sembra uno scherzo ma è così. Bastasse questo: non ha i requisiti chiesti dalla normativa (dall’agibilità strutturale alla destinazione d’uso, dalla normativa sulla sicurezza a quella antincendio, dagli spazi terapeutici minimi alle qualifiche prescritte dalla legge per i convenzionamenti, per finire ai civili che convivono con pazienti e lavoratori: e se crolla il palazzo come la mettiamo?), non li ha mai avuti, tempo e danaro per mettersi in regola ce n’è stato, soprattutto quest’ultimo ha girato a volontà. I pazienti, al di là delle ‘presunte’ violenze da noi documentate, sono tecnicamente tenuti prigionieri da finestre sbarrate a mo’ di carcere; all’interno la situazione è quel che è e solo recenti, spericolati ‘lifting’ hanno dato una aggiustatina; il ministero competente (il Mise) ha chiesto il commissariamento della coop per irregolarità ma sembra che per ora la pratica si sia arenata negli uffici; tre indagini giudiziarie in corso e un processo già incardinato; stipendi arretrati ai lavoratori da mesi (strano, l’Asl ha appena dato altri 3 milioni di euro, tra l’altro non dovuti, in forza di una sentenza civile che riconosceva all’Ises aggiornamenti Istat negati a chiunque nel resto d’Italia: che fine hanno fatto?) più altre debitorie lavoristiche di vario tipo. Insomma, un problema grande quanto una casa che non avrebbe lasciato scampo a chiunque avesse osato far richiesta al pubblico di prestar servizio per suo conto.

L’altro giorno s’è tenuta una riunione in prefettura, chiesta da quegli stessi sindacati che dello scandalo non avevano mai sentito parlare. Vi hanno preso parte i vertici della coop Ises, nuovo ‘management’ compreso, una rappresentante dell’Asl e il commissario Filippi. Fin qui nulla quaestio, diciamo. Ma se si dovesse confermare l’indiscrezione secondo cui a «dare le carte» e dettare il ritmo siano state figure ‘estranee’, senza la legittimazione necessaria per discutere di danaro pubblico, la cosa cambia. E non di poco. Tra l’altro, sembra che ci sia stato un acceso diverbio con la delegata Asl che il manager Antonio Squillante (o chi per lui) ha spedito a piazza Amendola. Ecco perché, tra le altre cose, i due funzionari di governo rischiano di trovarsi in situazioni imbarazzanti, tenuto conto del tenore generale che circonda l’Ises: un centro che l’Asl da un lato “chiude” (le fatture non vengono più accettate, i disabili non possono più esservi indirizzati, i terapisti infatti non sanno come impegnare il tempo, e qui ci fermiamo per carità di patria) seppur con inenarrabile ritardo, e dall’altro tenta di tenere in vita.

Un rompicapo dalla traiettoria scoperta: il ‘business’ consisterebbe nel tentativo di cedere un “titolo” -che neppure si possiede in verità- che vale quattro milioni, mica briciole. Come si spiegherebbe, infatti, il miliardesimo sopralluogo previsto per martedì mattina quando un membro della commissione che deve decidere sull’accreditamento (il giochetto di darlo e non darlo, ufficializzarlo e non ufficializzarlo, non far capire e far capire, è ormai abbastanza chiaro) dovrà recarsi sul posto per verificare la presenza di un guardiano? Ancora sopralluoghi? Ma non si chiudono mai le istruttorie? Sanno tutti che di guardiani lì non c’è traccia (qualche carta che dica il contrario la si può sempre recuperare, certo) basta andare a parlare con la coppia di anziani che vi abita, è pur sempre un palazzo per civili abitazioni.

Cosa sta accadendo, allora, all’Asl (nella foto in alto la sede centrale di via Nizza a Salerno) visto che tutti i termini di legge sono arci scaduti e che essa stessa in mille occasioni ha sostenuto che la struttura è fuori dalle regole? La grande balla, poi, della variante al Puc in località Santa Chiarella, chissà chi l’ha raccontata al neo commissario Filippi e chissà perché a costei sia venuto di parlarne. Cose che accadono, l’ha fatto di recente perfino un parlamentare della repubblica, il senatore Cardiello che ha annunciato di «premere sul commissario per far accelerare la pratica per la delocalizzazione dell’Ises»: ma era di solare evidenza che sull’argomento avesse studiato poco. Il ‘guaio’ Ises è serio, parlare di varianti urbanistiche significa abbandonarsi alla poesia, pericolosa, ma pur sempre poesia.

Come pure capita di dover correggere il tiro a volte. Abbiamo sempre detto che l’Ises fosse la “clinica del Pd”, per ragioni che affondano le radici nella storia della sinistra politica locale. E non solo di essa. Oggi, con l’entrata in scena di un nuovo direttore generale all’Ises, un ex sindaco di area opposta, la geografia sembra cambiata. La qual cosa spiega l’isolamento -forse temporaneo- di Melchionda rispetto all’attuale management della coop. Ma non soddisfa l’interrogativo sul nuovo ‘manager’ vicino ai Fratelli d’Italia, partito giovane e vero: lo stesso del direttore generale Asl, Antonio Squillante. Imbarazzi all’orizzonte.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” dell’11 ottobre 2014)

Peppe Rinaldi

Giornalista

Leave a Reply