Ha ragione il dottor Dino Perrone, presidente nazionale dell’Acai (Associazione cristiana artigiani italiani) quando dice che nell’inchiesta sulla Camera di Commercio di Salerno sin qui svolta, c’è «una serie impressionante di imprecisioni e inesattezze». Saranno pure “impressionanti” 43,90 euro ma quel che è giusto è giusto, bisogna essere precisi. Spieghiamo e recitiamo un primo mea culpa: la cifra corretta – relativa al bonifico bancario al centro di questo articolo, come vedremo – non è 161.960,00 euro come scritto ma 161.916,90. La differenza, calcolatrice alla mano, dovrebbe esser quella. Ora, hai voglia a sostenere che tu (in generale) di un certo flusso di danaro nulla sai, ma quando la carta canta, canta.
Riassumiamo: il 25 settembre scorso abbiamo pubblicato la settima puntata del nostro casuale ma divertente viaggio nell’universo della Cciaa di Salerno. I nostri famosi cinque lettori sanno: l’inchiesta centra il cuore dei problemi all’origine della crisi economica non solo territoriale, vale a dire il sistemico assalto alla diligenza del danaro pubblico destinato allo sviluppo delle imprese veicolato -nel nostro caso- dalla perversa congiunzione tra politica locale (che sceglie i dirigenti di vertice), alta burocrazia parassitaria interna ed esterna, operatori non sempre all’altezza e così via. Per non dire dei sistemi di controllo, lasciamo perdere.
Su tutte, spicca la posizione della Intertrade, società concepita per internazionalizzare le imprese, di proprietà della stessa Cciaa e che ha, sinora, ‘bucato’ la pancia dell’ente che vive con le gabelle imposte agli imprenditori salernitani, con importi negativi ancora in fase di calcolo. Per quanto ne abbiamo capito -e visto- parliamo di una forbice che va dai 4 ai 6 milioni di euro. Se scriviamo 8/12 miliardi di lire forse si intuisce meglio il senso.
Tornando all’Acai, nell’ultimo articolo si faceva riferimento ad un bonifico emesso dalla Regione Campania per quella cifra, in favore della “sezione” di Salerno (con tanto di nome, indirizzo e numero civico) appoggiato su un conto corrente bancario e da qui poi distribuito ai diversi soggetti protagonisti, a vario titolo, dell’operazione giornalisticamente tradotta. Si trattava di uno dei tanti progetti avviati nel corso di questi anni (oggi si è leggermente meno allegri rispetto all’impressionante -quella sì- orgia di soldi pubblici nell’era del centrosinistra salernitano e campano) dove le cose potrebbero non essere andate come sembra. Il presidente nazionale Acai, Dino Perrone, informato forse dai non rari “nemici” dei vertici Cciaa (succede ovunque e da sempre) spuntati man mano che l’inchiesta di Cronache andava avanti, scrive al giornale ma anche a Stefano Caldoro, attuale governatore campano, e dice: « (…) per sostenere la tesi di un vorticoso “giro di danaro (…) del tutto a sproposito viene tirata in ballo anche l’Acai. Orbene, tale bonifico (quello di cui sopra dove abbiamo sbagliato di 43,90 euro nella trascrizione, ndr) non risulta mai pervenuto né alla sede provinciale dell’Acai, ubicata in via Settimio Mobilio n. 152, né tantomeno alla sede nazionale di Roma in Piazza Capranica n. 78. Sfugge pertanto quale soggetto ed a quale titolo possa aver potuto mettere all’incasso per conto dell’Acai tale somma, una cospicua parte della quale, sempre a quanto sostiene il giornalista, sarebbe poi confluita nelle casse dell’azienda speciale Intertrade e del ”Consorzio Pellettieri del Bussento”, realtà con le quali la mia associazione non ha alcun rapporto».
Spiace dare la ferale notizia al dottor Perrone ma quel bonifico c’è stato, come si vede chiaramente dagli estratti conto pubblicati sotto. Che a lui non l’abbiano detto o fatto sapere, non se ne ricordi o l’abbia rimosso, questa è un’altra storia. Sarà il dottor Perrone, a questo punto, a valutare.
L’idea che ci siamo fatti è questa, sempre che non vi sia altra spiegazione oltre l’apparente evidenza: il 19 aprile 2006 arriva il famoso bonifico di euro 161.916,90, emesso dalla Regione con valuta al giorno successivo sul conto n. 205284342408 intestato ad “Acai, via G. Berta, 42 -84127 Salerno” (potrebbe anche non significare niente ma l’indirizzo è diverso da quelli ufficiali riferiti da Perrone) acceso presso la succursale di Salerno della Banca Arditi Galati di Lecce. Dopo un mese, il 18 maggio, quella somma viene trasferita pari pari su conto “dedicato” (vedi e/c), acceso sempre presso la Arditi Galati filiale di Salerno, che quel giorno fece anche la grazia di non incassare neppure un giorno di valuta: ovviamente, perché era banca su banca.
Tempo un altro mese esatto, siamo arrivati al 18 giugno, dal conto ‘dedicato’ partono i bonifici in favore del ‘Consorzio pellettieri Bussento’ -che il presidente Perrone dice di non aver mai conosciuto- e gli altri soggetti descritti nella precedente puntata dell’inchiesta.
Ora, il presidente nazionale di un’associazione imprenditoriale sostiene di non saperne niente di questi soldi ma le carte dicono altro: chi mente, il presidente o le carte? Forse nessuno dei due. Infatti la ‘stranezza’ rilevata è che il conto dedicato (n. 2052 844248270, succursale Salerno banca Arditi Galati) pure intestato all’Acai è, ma con l’aggiunta del nome del progetto (quello “Shoes & Leather” che sbarcò a Londra del quale abbiamo scritto in una precedente puntata) più le coordinate della misura Por in virtù della quale avveniva l’erogazione da Bruxelles e, quindi, da Napoli.
Delle due l’una: o Perrone non è stato informato oppure ha la memoria che potrebbe causargli qualche rogna se si spinge al punto da negare l’evidenza e arrivando a scomodare perfino il presidente della giunta regionale della Campania. Oppure qualcuno l’ha fregato.
E quando la prossima puntata racconteremo che una cifra quasi tripla dei 161mila euro e rotti, pure appariva e spariva dai resoconti contabili imputati all’Acai in rapporto ad Intertrade e Camera di Commercio che farà, harakiri? (9-continua)
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 28 settembre 2014)