ARCHIVIOSe il «giurato» Farinetti boccia l’azienda concorrente

admin16/08/2014
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farinetti

«Un refuso». Oscar Farinetti (foto) l’ha definita così l’esclusione da un appuntamento promozionale negli Usa di una storica azienda alimentare, la campana “Molini Caputo”, 50 milioni di fatturato e brand arcinoto (il 90% dei pizzaioli usa le sue farine). Un “refuso” fattosi pochi minuti dopo già fantozziana «cagata» (testuale)  peril patron di Eataly.

C’è nelle parole di uno degli ambasciatori del made in Italy, il riflesso dell’utilizzo dei fondi europei nel quale egli è oggi immerso da quando Renzi l’ha incaricato di valutare l’ammissibilità dei progetti. Succede che Luciano Pignataro, giornalista del Mattino abbia svelato la storia. Che riassumiamo così: Farinetti sovrintende al flusso dei fondi Ue come persona, fisica o giuridica, ma pur sempre privata; valuta chi è meritevole per un’iniziativa finanziata con misura Por mediata dalla Regione per il tramite di UnionCamere Campania); il progetto “Promozione Eataly New York Chicago” riguarda il top del nostro gusto in tavola; chi ci mette i soldi, oltre all’Ue, sono indirettamente gli stessi imprenditori che foraggiano le Cciaa; tra essi l’azienda Caputo esclusa con una motivazione originale. 

 

Che Farinetti abbia interessi nei ‘Molini Marino’ è, ovviamente, una malizia sproporzionata rispetto al calibro del personaggio, sebbene l’effetto “bocciatura da parte del concorrente privato” avanzi prepotenti. Dice a Libero «il fatto non c’è, è una cagata: le pizze saranno con farina Caputo, il pane no». E’ una bufala? Allora cosa scrive il dottor De Sio, dirigente Cciaa Salerno, che comunica: «Non è stata selezionata perché la selezione medesima è frutto di una valutazione assolutamente discrezionale di Eataly»? 
In realtà, tutto attiene alla gestione di questi filoni d’oro Ue. Nel corso degli anni hanno incarnato una colossale orgia di danaro. Risultato? Oggi contano gli algoritmi, meno le responsabilità. E conta pure, ad esempio, il ruolo di altri concorrenti della Caputo dislocati nel casertano.
Certo, un fiduciario del premier, in potenziale conflitto di interessi, sarebbe un canovaccio perfetto per l’italica guerra civile oltre la storica ‘Piemonte v/s Campania’ («Un piemontese che giudica le farine napoletane?» si domandava Antimo Caputo, Ad del gruppo): non si chiama Berlusconi, quindi accade ben poco. Diciamo nulla.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 15 agosto 2014)

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