Ci sono almeno altre due indagini della procura di Salerno (nella foto il tribunale) sul centro medico psico pedagogico “Ises” di Eboli, struttura della quale ci siamo più volte occupati a causa della paradossale condizione di presidio per la riabilitazione dei disabili sprovvisto dei requisiti imposti dalla normativa per l’esercizio dell’attività.
In pratica è fuorilegge ma, ciononostante, il servizio sanitario ha continuato ad erogare danaro pubblico nella misura di circa 4 milioni di euro all’anno: «dettaglio» che rischia di deflagrare da un momento all’altro proprio per l’eccessività di condotte opache negli uffici amministrativi, centrali e/o decentrati, del personale deputato alle autorizzazioni. Che è, in buona sostanza, l’oggetto delle indagini condotte da due pubblici ministeri, specie per ciò che attiene il sistema di incroci familiari e/o di altra natura con i dipendenti della struttura. Facile che venga tutto riunito in un unico fascicolo, le implicazioni dei vari livelli soggettivamente coinvolti (amministrativo, sanitario, politico, istituzionale, burocratico, giudiziario, etc.) potrebbero essere tante al punto da decidersi per soluzioni drastiche. Ma siamo in Italia, tutto è possibile, specie quando di mezzo c’è la macchina della giustizia: che, però, stavolta sembra voler funzionare, non foss’altro perché inerzie e distrazioni rischiano di trasformarsi in un boomerang per gli stessi magistrati impegnati sul fronte Ises (sono tre al momento, due uomini e una donna) che potrebbero a loro volta risponderne -per quanto possa risponderne un magistrato, ovvio- in caso di inerzia prolungata o sterile conclusione. Se prima era possibile oggi non lo è più.
I procedimenti aperti, si diceva, sono due oltre a quello già in fase processuale che vede imputati l’attuale sindaco Pd di Eboli -che del centro è stato a lungo amministratore nonché legale di riferimento- accanto ad un ex dirigente della cooperativa per abuso d’ufficio in concorso: infatti, mandare carte in giro per i vari uffici Asl non è affare che possa passare inosservato in eterno. Oggi dagli uffici giudiziari vien fuori che un procedimento ulteriore è stato istruito nello scorso anno (n.7435/13/21, quindi con indagati formalmente individuati) e un altro poche settimane fa anche se quest’ultimo, allo stato, è aperto come “modello 45”, cioè per fatti non costituenti notizia di reato (n.1477/14/45), formula che spesso i pm utilizzano quando stanno per decidere come orientarsi. Nel secondo filone sembra ci si stia occupando delle presunte violenze subite dai ragazzi ospiti del centro di cui abbiamo scritto di recente pubblicando foto eloquenti che ora sarebbero al vaglio dell’autorità. Si vedrà. La delega di indagine l’avrebbe ricevuta il Nas dei carabinieri, lo stesso reparto che per tre volte in passato ha chiesto alla magistratura la chiusura dell’Ises ma che si è sempre visto opporre stravaganti silenzi. Circostanze, fatti e personaggi che racconteremo in corso d’opera. Si vedrà ora cosa ne verrà fuori se si considera che la storia ha del surreale, a tratti del comico, se non fosse il segno di una «tragedia» che disegna lo stato dei nostri livelli amministrativi.
Basti pensare che dal direttore generale dell’Asl (Antonio Squillante, che non risponde più al telefonino né agli sms, probabilmente non sa cosa dire o se ne vergogna) in giù, passando per gli uffici comunali cittadini, continuano a scherzare come se si trattasse di una gita tra liceali. Fanno girare carte, scrivono a questo e quello, fingono di non sapere cosa stia accadendo, si passano la palla da un settore all’altro, immaginano di prendere tempo in vista di chissà cosa: l’Ises, purtroppo non può stare aperto (e non lo dice Cronache ma almeno una decina di soggetti istituzionali, a partire dallo stesso sindaco, il primo a metterlo nero su bianco tre anni fa) ogni minuto che passa è un «reato» in più che si consolida e si somma alla lunga teoria di quelli già all’attenzione degli organi inquirenti. Nella prossime puntate spiegheremo: per ora basti dire che in una nota acquisita al protocollo del comune di Eboli il 25 febbraio scorso, emessa dal dipartimento di prevenzione dell’Asl dodici giorni prima, si firma una specie di «confessione a propria insaputa» dei dirigenti sanitari. Elencando oltre 10 prescrizioni che l’Ises dovrebbe osservare per regolarizzare la posizione (che non è sanabile da nessun punto di vista a meno che -come sembra- anche nel consiglio comunale ebolitano abbiano deciso di farsi ammanettare, per la bizzarra idea di una variante al Prg ove delocalizzarvi la struttura, fatto su cui pure ci soffermeremo) l’Asl ha implicitamente ammesso che finora quei requisiti non li avesse: e se non li aveva, come hanno fatto ad erogare tanto danaro per così tanto tempo visto che per sborsarlo è indispensabile accertare che l’iter sia regolare?
Stavano facendo una corsa contro il tempo sull’Ises per dare una imbiancatina interna, sistemare qualche macchia d’umido, insomma disperati tentativi di uscire da una condizione in cui sono stati cacciati disabili e lavoratori: peccato fossero abusivi pure quelli, cioè non erano autorizzati da nessuno e tra l’altro con manovalanza che -si legge in atti -non rispettava a sua volta la normativa antinfortunistica per sé e, sopratutto, per i terzi. Tant’è che pochi giorni fa, a causa dell’utilizzo disinvolto di smalti, sgrassanti e pitture dalle potenti esalazioni, per giunta durante il normale orario di lavoro e con i disabili accatastati in una stanza, sono dovuti intervenire carabinieri e vigili urbani. Inutile dire che i lavori sono stati fermati. Lavori abusivi in un centro abusivo, una specialità tutta italiana. Ma di questo ne parleremo la prossima volta. (continua)
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano dell’1 giugno 2014)