ARCHIVIOBlitz a Napoli, presi 27 falsi invalidi: indagato un dipendente comunale

admin24/05/2014
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Falsa invalida Napoli

Dal 2009 al 2014 sono finite nella rete della giustizia circa 400 persone: invalidi a metà, invalidi quasi totali, invalidi parziali o invalidi per nulla, cioè falsi. Come tutta la documentazione medica ed amministrativa allegata, tranne la pensione che l’Inps erogava, quella era vera. Verissima. Da ieri, alla combriccola di ciechi, sordomuti, infartuati virtuali e malati vari portati alla luce se ne sono aggiunti altri 26: ce n’era pure una – tra le 18 donne arrestate- che guidava l’automobile (foto) e leggeva la posta nonostante fosse qualificata come «non vedente».

 

Tutti di Napoli e relativo territorio, cioè dell’area più attrezzata e storicamente più «blasonata» per questo genere di truffe: è un dato della cronaca, non un pregiudizio, il primato della Campania (area Napoli in primis) nel settore, seguita a ruota da Lombardia, Lazio e Sicilia che pure presentano casistiche allarmanti. Destinate comunque a scendere visto il nuovo corso delle verifiche e dei controlli adottato a livello centrale. Solo ieri la magistratura, grazie ai provvedimenti adottati, avrebbe assicurato un risparmio di 1,3 milioni di euro circa alle casse pubbliche (che vanno ad aggiungersi ai 15 recuperati nei 5 anni di tolleranza zero sin qui praticati), cioè il «monte premi» pensionistico succhiato illegalmente dalle persone finite ai domiciliari. Devono tutte rispondere di reati non proprio secondari: truffa ai danni di ente pubblico, contraffazione di certificazioni, falsità commessa da privati, falsità materiale, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in certificati, copie autentiche e atto pubblico.

Grazie alle indagini dei carabinieri si sarebbe così scoperto che molti verbali di accertamento di invalidità dell’Asl presentati ai diversi uffici del capoluogo campano, erano falsi. La falsificazione, di conseguenza, ha indotto in errore l’Inps che, in base alla documentazione esibita, ha erogato pensioni e arretrati a partire dal 2008. Fino al 2009, tra l’altro, tutto era facilitato da una normativa che qualificava l’Inps come mero ente erogatore della pensione e non come accertatore o controllore. Dunque, ci potrebbero essere pure pratiche attivate di recente, cioè a «scandalo» iniziato e diffuso in tutta Italia grazie al forte battage mediatico che -si pensava- avrebbe impresso un rallentamento alla dinamica delle truffe. In parte ha funzionato, in parte no, come dimostra la retata di ieri a Napoli. Il meccanismo pare fosse semplice: il candidato invalido presentava la richiesta di pensione ma nel fascicolo veniva inserita la certificazione medica di persone mai visitate oppure copie contraffatte di attestati di invalidità di soggetti realmente afflitti da patologie varie. Qualcuno provvedeva poi a far combaciare tutti questi lati del meccanismo truffaldino. Sarebbe coinvolto un dipendente pubblico addetto allo smistamento dei certificati agli uffici competenti, già segnalatosi nel passato in analoghe vicende.

Determinante poi è stata la collaborazione di un medico che ha opportunamente instradato i carabinieri. L’area di riferimento è il distretto 33 di Napoli, che provvedeva ad inviare i referti alla IV Municipalità per le relative pratiche. Sulle 26 posizioni solo una proveniva da una zona diversa della città. Per smascherare l’imbroglio i militari della stazione San Giuseppe hanno dovuto faticare più del normale, dal momento che ogni pratica -e non solo quelle finite nell’occhio del ciclone ieri- era sparita: la notte tra il 2 e il 3 gennaio 2014, infatti, una mano misteriosa penetrò negli uffici e diede fuoco agli armadietti. Dentro, inutile dirlo, c’erano i fascicoli poi incriminati. Come hanno fatto allora gli inquirenti? Sono risaliti dai numeri di protocollo. Ci hanno messo un po’ di più ma alla fine sono arrivati. Arrivano sempre. 

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 24 maggio 2014)

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