Sembra un’inchiesta per un’associazione a delinquere a «sfondo familiare» quella della procura di Reggio Calabria che ha, tra gli altri, portato in carcere l’ex ministro degli Interni Scajola. Non solo la moglie e la mamma dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena («cuore» della vicenda, tecnicamente latitante a Dubai per una sentenza di condanna a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e uno di libertà vigilata) ma anche la sorella dell’ex potente ligure, Maria Teresa, iscritta nel registro degli indagati dall’altra sera.
La donna sarebbe colpevole di aver compiuto viaggi a Montecarlo per incontrare la cognata (o ex, anche questo dovrà essere chiarito) Chiara Rizzo per conto del fratello. La sorella dell’ex capo del Viminale già «attenzionata» nel decreto di perquisizione allegato all’ordinanza, è qualificata come «soggetto di interesse investigativo». Ora è formalmente indagata, insieme ai fratelli Fanfani, Cecilia e Giorgio, figli dell’ex statista aretino Amintore, anch’essi accusati di appoggi forniti a Matacena.
Una lista che continua con Emo Danesi, ex parlamentare Udc, Daniele Santucci, socio di Pier Carlo Scajola, figlio di Claudio, Giovanni Morzenti (ex presidente della Federazione sport invernali), Pierluigi Bartolini e Giuseppe Speziali, padre di Vincenzo, l’uomo al quale Claudio Scajola si sarebbe rivolto per far trasferire Matacena dagli Emirati al Libano.
Secondo quanto scritto dal Corriere, allo studio degli inquirenti ci sarebbe anche la figura dell’avvocato Paolo Romeo, già al centro di clamorose indagini alcuni anni fa: si trattava, al tempo, di colpire le famose «zone grigie» tra società e crimine organizzato, per la qual cosa fu incarcerato e rilasciato insieme al giornalista Francesco Gangemi, direttore del periodico “Il dibattito”.
Di mafia, va precisato, ancora non si può parlare per nessuno perché il Riesame dovrà pronunciarsi sul ricorso della procura contro la decisione del gip di escludere l’aggravante mafiosa dai capi di imputazione.
Intanto Chiara Rizzo oggi potrebbe essere estradata in Italia dopo che il tribunale francese ha dato il via libera, tra l’altro facilitato dal fatto che la donna non abbia opposto alcunché. Dovrebbero condurla in un carcere italiano, forse ligure se non proprio a Roma.
Quanto all’ex ministro, va segnalato che la procura di Bologna ha riaperto la vecchia indagine -ma senza indagati, almeno sinora- sulla mancata assegnazione della scorta al giuslavorista ucciso dalle Br Marco Biagi. Scajola domani sarà interrogato dai pm calabresi. I suoi legali lo giudicano «in forma, lucido e consapevole di quanto sta accadendo». Dal suo canto l’ex ministro avrebbe detto: «E’ un’indagine elettorale, dimostrerò tutto, dovranno chiedermi scusa».
C’è un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare che sembrerebbe avvalorare la congettura del politico: «Uno spaccato di drammatica portata in grado di enfatizzare la gravità «politica» del comportamento penalmente rilevante consumato da Claudio Scajola». Novità potrebbero emergere al termine del summit degli inquirenti attorno all’archivio sequestrato a Roma e in Liguria all’ex ministro.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 15 maggio 2014)