ARCHIVIOCliniche private e laboratori: la magistratura indaga su 700 milioni di euro «fuorilegge»

admin13/05/2014
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Tribunale Salerno bis

Avrebbero percepito dalle Asl della Campania rimesse non dovute perché le loro strutture non risultano in regola con i parametri fissati dalla legge. E potrebbero percepirne ancora altre in futuro. Soldi sottratti a chi, invece, la legge la rispetta fino all’ultima virgola dell’ultimo comma dell’ultimo regolamento. Danaro, tantissimo danaro, qualcosa come 700milioni di euro che il sistema sanitario regionale eroga complessivamente in favore di cliniche private e laboratori di analisi. 

E’ su questo che la procura di Salerno (foto) sta cercando di far luce nell’ambito di un’indagine aperta sul finire dello scorso anno, nata in seguito all’esposto del Fisi/Flp, sindacato autonomo di categoria che, evidentemente, è svincolato dalle logiche consociative tipiche – al netto dell’indipendenza vera di alcuni- delle sigle storiche dei difensori dei diritti dei lavoratori: almeno finora. II fascicolo è stato affidato ad un pm d’esperienza come Maurizio Cardea, il quale ha concesso delega d’indagine ai carabinieri del Nas, che stanno effettuando sopralluoghi e approfondimenti presso le strutture sanitarie individuate negli elenchi ufficiali dell’assessorato alla sanità. Già verificate alcune posizioni (Gruppo Silba e Clinica Malzoni a quanto è dato sapere finora) e già sentite alcune persone coinvolte a vario titolo nella vicenda. Altri centri medici, cliniche e laboratori saranno passati ai raggi X nelle prossime ore.

Un bel grattacapo per gli inquirenti che si trovano dinanzi ad una sorta di Moloch, una bestia difficile non solo da domare ma proprio da comprendere nelle sue articolazioni e nel suo farraginoso impianto normativo. Per farla breve e per rendere l’argomento comprensibile ai nostri cinque affezionati lettori, basti dire che esistono delle regole che le case di cura ed i laboratori devono osservare nel momento in cui intendono svolgere un servizio in vece del sistema pubblico, che a questi centri si rivolge pagandoli per prestazioni che, al contrario, dovrebbe garantire direttamente. Nel mondo civile così funziona.

Si tratta di regole stringenti, spesso fin troppo complicate ma, del resto, quando c’è da muovere danaro pubblico, piacciano o meno, quelle sono e bisogna osservale: se le rispetti i soldi ti toccano, se non le rispetti i soldi non devono né possono esserti dati e se io te li dò comunque allora la musica cambia entrando in quella che, drammaticamente, si chiama sfera penale: cioè, se incasso soldi, tra l’altro pubblici, senza avere i requisiti chiesti dalla legge commetto un reato e, con me, lo commette chi me li ha dati, chi ha favorito la cosa, chi doveva vigilare e non l’ha fatto, chi ha firmato le autorizzazioni e via dicendo. Insomma, ci siamo capiti.

«Vaste programme» avrebbe detto qualcuno al cospetto di un’impresa titanica come quella di verificare, caso per caso, se le famose carte siano a posto: come si sa dietro a queste cose si celano sovente giganteschi giri di corruzione (quella vera, il lobbysmo è altra cosa) su cui pare di poter dire che non sempre l’attenzione delle autorità di controllo abbia puntato le proprie fiches.

La torta complessiva della Campania, per questa specifica voce degli accreditamenti di settore, è di 6.890 posti letto (oltre agli ordinari si calcolano pure quelli per day surgery e day hospital) per quasi 700milioni di euro. Il grosso, inutile dirlo, lo assorbe la provincia di Napoli (il 52,5%), il resto le altre province. Salerno ha una quota pari al 16,8%, precisamente parliamo di 1.157 posti letto.

Ma cosa si intende per «non avere i requisiti»? Semplice: ad esempio, che la struttura non è in regola con la normativa urbanistica, o non dispone delle autorizzazioni sindacali (del sindaco, non dei sindacati), o quelle degli enti contemplati dalla legge, a partire dalle stesse Asl che devono emanare pareri, etc. Tra i requisiti fondamentali c’è anche la dotazione in organico di un numero prestabilito di dipendenti e figure professionali: se è difettosa la pianta organica è come se mancasse la certificazione di agibilità della struttura che ospita la clinica o il laboratorio, o, ancora, l’autorizzazione dell’Asl all’esercizio dell’attività, etc. Ergo, il danaro -che è pubblico- non è possibile erogarlo. Invece, a quanto pare, si è erogato e si continua ad erogare.

Sembra che la celebre convinzione che «tanto alla fine non succede nulla» stia per passare di moda.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Cronache del Salernitano” del 13 maggio 2014)

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