ARCHIVIOLa maledizione di Arcore: stupro alla Tommasi, Silvio testimone

admin26/02/2014
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Tommasi Sara

Donne e toghe, toghe e donne. La chiamano la «maledizione di Arcore» o in mille altri modi: sta di fatto che quando c’è di mezzo Silvio Berlusconi, sullo sfondo trovi spesso un magistrato e, altrettanto spesso, una bella donna. Condizione non sempre invidiabile, questione di punti di vista. Infatti da Salerno hanno appena chiamato l’ex presidente del consiglio a testimoniare in un processo in cui la protagonista principale è Sara Tommasi (foto) personaggio che non ha più bisogno di presentazioni. 

La richiesta di sentire il Cavaliere in veste di teste della difesa, è stata formalmente depositata dai penalisti Nicola Naponiello e Riccardo Mochetta, difensori dell’imprenditore napoletano Federico De Vincenzo, da mesi detenuto (ora ai domiciliari) per aver prima drogato e poi violentato sessualmente in concorso con altre persone, la nota showgirl. Ovviamente, si tratta delle ipotesi accusatorie della procura, da dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio in un’aula di tribunale. Dove proprio stamattina, i giudici dovranno decidere se ammettere o meno la testimonianza di Berlusconi, circostanza non indifferente sotto diversi profili. Non ultimo, quello della genuinità di un processo già abbondantemente mediatizzato, non foss’altro che per la notorietà della presunta parte offesa, seppur con capi di imputazione da far gelare il sangue nelle vene: violenza sessuale di gruppo e cessione di sostanze stupefacenti.

Qualcuno ricorderà che lo scorso anno, dopo la realizzazione di uno dei film pornografici che hanno allargato la platea dei già numerosi fan della Tommasi, scoppiò il finimondo in seguito alle accuse lanciate dall’attrice contro produttore, attori e regista. La troupe era in una villetta di montagna in un piccolo centro della provincia di Salerno (Buccino). Le cose filavano lisce, il video fu girato, tutti -in qualche modo- felici e contenti. Poi il tavolo si rovescia per ragioni imperscrutabili (almeno finora) e Sara Tommasi spara a zero contro l’équipe di professionisti dell’hard che l’aveva coadiuvata nell’opera cinematografica: mi hanno prima drogata, con belle dosi di cocaina e poi mi hanno violentata tutti insieme; quelle scene del film non erano frutto della mia volontà e probabilmente anche fuori obiettivo sono stata vittima di ripetute violenze sessuali. Questo in sintesi, il fattaccio. Messe in fila così, sono accuse che non lascerebbero spazio a troppe speranze per qualsiasi destinatario: una volta dimostrate per intero, s’intende.

Il pubblico ministero, Elena Guarino, le ha ritenute invece sostanziate da indizi e riscontri tali da chiedere ed ottenere dal gip la custodia cautelare per cinque persone, tra cui il produttore De Vincenzo. 
E Silvio Berlusconi cosa c’entra? Naturalmente nulla con questa storia, ma la sua testimonianza, se accolta dai giudici salernitani, servirà alla difesa dell’impresario cinematografico per minare la credibilità della parte offesa del processo, cioè Sara Tommasi. C’era bisogno proprio del Cavaliere? Questo lo sanno soltanto gli avvocati (e il Padreterno) di certo c’è che all’origine della decisione di depositare in cancelleria la lista dei testimoni (in tutto sono 18 contro i 20 dell’accusa) contenente il nome dell’ex premier c’è un ragionamento «tecnico» di questo tipo: la nota e bella show girl, in ripetute interviste e dichiarazioni su diversi organi di informazione, rete compresa, avrebbe affermato, tra l’altro, di aver ricevuto 50mila euro dal Cavaliere dopo una notte di bunga-bunga ad Arcore e -soprattutto- che sarebbe stato lo stesso Berlusconi a consigliarle di assumere e manifestare un certo atteggiamento da svampita, tutta presa da se stessa, dalle proprie grazie e con la testa tra le nuvole. Pare rappresenti un afrodisiaco potente. A volte.

E’ così che l’avvocato Nicola Naponiello delinea il quadro con Libero chiarendo le ragioni di una «chiamata» apparentemente sproporzionata. Se il Cav verrà ammesso come testimone dovrà per forza presentarsi in aula, tanto più che oggi -drammaticamente- non ci sono legittimi impedimenti in soccorso. E dove, scommesse aperte, se ne potrebbero sentire delle belle.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 26 gennaio 2014)

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