Altro che i due marò e pasticci vari collegati. Ci sono indiani che considerano un pezzo d’Italia «non adeguato allo standard della qualità di vita in India» e, pertanto, di venirci ad abitare non vogliono saperne. Il pezzo d’Italia, drammaticamente, è Napoli, i protagonisti sono alcuni ingegneri indiani contattati da una delle aziende italiane più all’avanguardia nella produzione e progettazione di trasformatori elettrici.
Se si fosse trattato di Milano e Roma un pensierino l’avrebbero pure fatto, l’offerta era di quelle che normalmente non si rifiutano: invece considerano Napoli e in generale la Campania, non adatta «allo standard di vita di un indiano». Suona strano, a tratti grottesco, ma è andata proprio così. Parola di Marco Zigon, presidente di “Getra spa”, «multinazionale smart dell’efficienza energetica», come egli stesso l’ha definita ieri in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. L’imprenditore ha poi, significativamente, aggiunto: «Erano disposti a cambiar vita e persino continente, lasciando un paese in forte ascesa per il nostro gruppo; eppure a Napoli non sono voluti venire, non c’è stato verso: dicevano che la qualità non è adeguata agli standard di un indiano». Sic.
La “Getra spa” occupa oltre 300 addetti, la sede centrale è nell’area industriale di Marcianise (Caserta), fattura circa 100 milioni di euro, è tra i leader mondiali per i trasformatori elettrici di media e grande potenza ed è già partner dei principali contractor e delle maggiori utility (da Eni a Terna, da Edison a Snamprogetti, da Acea a A2A, etc) in casa e all’estero.
La ricerca del personale è rigorosa, attenta a valutare le migliori opportunità: e quella degli ingegneri indiani è, come si sa, una delle strade migliori se si punta alla qualificazione tecnica e specialistica dei collaboratori. Nessuno -almeno fino a ieri- avrebbe però mai immaginato di trovarsi un giorno di fronte a indiani che ti «snobbano» perché il tuo habitat non è adeguato al loro. Potenza della globalizzazione certamente ma, ancora di più, potenza dei troppi Carmine Schiavone e dei soliti preti un po’ improbabili che, dopo anni ed anni di spazzatura e sparatorie sui media di tutto il mondo, oggi rilanciano con messaggi peggiori di prima.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 16 febbraio 2014)