ARCHIVIOIl bimbo col vizio di scommettere: quando il gioco contagia a 9 anni

admin29/01/2014
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Sala scommesse Snai

Nove anni, due euro in tasca e la sfida con la fortuna in una sala scommesse. Dove?  A Napoli, ieri, in un giorno come tanti. Non si può fare, la legge lo vieta, i minori stiano alla larga da posti così, altrimenti sono guai. Diciamo. Invece no, accade che succeda e accade pure che succeda spesso, calembour necessario per indicare un andazzo diffuso sul territorio italiano, dove le leggi sono incorniciate sui muri pur rimanendo appese nella mente di pochi. 

 


I carabinieri di Napoli, infatti, hanno beccato in flagranza un bambino di 9 anni intento a scommettere due euro su sette risultati sportivi. Rione dei Miracoli, centro storico, scenario tipico di un giorno di pioggia. Il «piccolo» lo trovano durante un controllo, il titolare aveva da poco accettato la sua scommessa che avrebbe potuto fruttargli più dello stipendio di un cassintegrato (due euro su sette partite per un totale, previsto, di 1.028,50 euro). Fatti i dovuti controlli, la sala in vico Croce è stata chiusa e il proprietario denunciato all’autorità giudiziaria. Era un soggetto noto alle forze dell’ordine, la qual cosa rimanda al problema del regime autorizzativo a monte. Ma questa ora è un’altra storia.
Facile dire: vabbè, è successo a Napoli, si sa come vanno le cose laggiù. Eppure non è una città del nord est, vale a dire l’area dove in base ad uno studio presentato agli inizi dello scorso anno si rileva una delle percentuali maggiori di minori-bambini alle prese con la così detta ludopatia, ciò che un tempo si chiamava semplicemente vizio del gioco. 

Sos Telefono Azzurro Onlus ed Eurispes hanno elaborato uno studio su un campione di circa 1.100 bambini tra i 7 e gli 11 anni, perciò il napoletano scoperto ieri -riconsegnato alla famiglia subito dopo il «blitz» dei carabinieri- entra a pieno titolo nella fascia d’età analizzata. Secondo la «Indagine Conoscitiva sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia 2012» operata dai due enti promotori i numeri si sono fatti preoccupanti, in particolare negli ultimi anni: solo il 74,1% dei bambini «studiati» dice di non aver mai giocato a soldi con strumenti non on line. Il che significa, praticamente, che un bambino su quattro è in qualche modo coinvolto, cioè ha giocato o gioca danaro al videopoker, alla slot o alle scommesse.
Gioca spesso a soldi su internet l’1,4% del campione, saltuariamente il 3% e raramente il 3,6%. I giochi che prevedono denaro non online fanno registrare percentuali maggiori (5,1% spesso, 3,8% qualche volta e 6,4% raramente): e qui scatta il discorso della localizzazione geografica che emerge dall’analisi contenuta nel rapporto. Il sud si conferma leader con il 7% del campione, la più alta percentuale di bambini che dichiara di giocare «spesso»: gli omologhi del centro Italia si attestano, invece, ad un modesto 2,6% mentre i bambini che risiedono nel Nord-Est sono quelli che più di frequente ammettono di giocare “qualche volta” a soldi con macchinette varie nei luoghi pubblici o con i Gratta&Vinci (parliamo del 6,1% dei casi). Al contrario, i ragazzini del sud sono i più numerosi quanto a «sfiducia nella tecnologia», nel senso che la più alta percentuale di quelli che dicono di non aver mai giocato danaro sul web risiede nel Mezzogiorno (l‘86,1% contro il 79% del nord est). Tra tutti i giochi complessivamente intesi -intendendo quelli loro proibiti- la maggior parte dei bambini dice di preferire il «gran circo» dei Gratta&Vinci, il 33,7%, mentre l’11,4% e l’11,1% ha invece giocato rispettivamente alle Lotterie ed al Bingo. Immaginare bimbi tra i 7 e gli 11 anni in questi luoghi non è difficile.

I dati relativi alle aree di provenienza del campione analizzato, dunque, ci parlano da un lato di un fenomeno eterogeneo, dall’altro indicano una propensione al gioco da parte dei bambini che è più frequente nel Nord-Est. Nel caso del Gratta&Vinci, ad esempio, il 44,1% dei bambini del Nord-Est dichiara di avervi giocato (rispetto al 13,2% di Sicilia e Sardegna), così come il 22% ammette di aver giocato al Bingo (rispetto al 2,6% delle isole) ed il 16,6% al videopoker (rispetto al 2,6% delle isole). Le scommesse sportive stimolano, infine, i ragazzi a giocare più spesso per soldi online (non è il caso del bambino di Napoli) coinvolgendo un intervistato su cinque (il 20,2%).

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 29 gennaio 2014)

 

 

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