Le barzellette a volte possono avere un risvolto drammatico, oltre a quello comico. Come è nel caso della contorta storia del centro “Ises” di Eboli (Salerno) del quale Omissis si occupa da tempo grazie alla singolarità di una videnda che travalica i pur elastici confini del costume italico in tema di politica, burocrazia e giri di danaro. Inutile ripercorrere le tappe, i nostri storici cinque lettori sanno bene di cosa parliamo. La domanda di fondo rimane immutata: può una palazzina, tra l’altro in evidente fatiscenza, senza i permessi e le autorizzazioni previste dalla legge e valide erga omnes, essere autorizzata ad esercitare attività assistenziale socio-sanitaria in favore dei portatori di handicap, tra l’altro all’interno di una struttura senza la destinazione d’uso necessaria e senza l’agibilità strutturale?
Il sistema sanitario nazionale, attraverso le sue articolazioni regionali e poi locali, può acquistare servizi da un centro «abusivo» corrispondendo poco meno di quattro milioni di euro l’anno? Qualsiasi persona sana di mente -al netto delle dovute verifiche, s’intende- risponderebbe che no, non è possibile. Anzi. Invece all’Asl di Salerno pare che sia possibile: di certo lo è stato per decenni, la qual cosa la dice lunga sulle ragioni per le quali tra i nostri stessi cinque lettori esisterà qualcuno costretto a svenarsi per pagare ticket sanitari e/o sopportare altri pesi analoghi per compensare le voragini dei conti pubblici causate da mani larghe adagiate altrove. Ma questa è una storia lunga e complessa. Concentriamoci, per ora, sulla barzelletta accennata in esordio e moltiplicata dall’esilarante resoconto giornalistico di queste ore secondo il quale «sarebbero state diffuse notizie false al fine di danneggiare lavoratori e pazienti e favorire aziende concorrenti e che, pertanto, saranno avviate le conseguenti azioni di risarcimento». La citazione è a memoria e non è riferibile ad alcun medium in particolare: del resto sono molto simili tra loro, al netto di qualche eroica, saltuaria eccezione, che spesso si fatica a distinguerli.
Ora, dal momento che non c’è stato mai nessun organo di informazione a ficcare il naso in questa storia, vien da pensare che il riferimento a mezzo stampa fatto dal primo cittadino di Eboli -quello stesso Martino Melchionda (foto sotto a destra) dirigente del Pd, che per dieci anni ha amministrato l’Ises, oltre a tutto il resto che il lettore interessato può trovare sfogliando a ritroso Omissis– sia diretto a chi scrive. Bene, a parte le scemenze su immaginari procurati allarmi e azioni legali di tutela che perfino un idiota reputerebbe sconvenienti; e sorvolando pure sulla più comica delle frasi lette, cioè quella sul sospiro di sollievo dei pazienti, ormai affezionati agli operatori, di fronte alla notizia improvvisa della concessione dell’accreditamento definitivo dell’Ises fatta dall’Asl (ci sono tante eccezioni e tanti lavoratori seri, onesti e per bene in quella struttura, ovvio, ma se ricorreranno alcune condizioni, Omissis pubblicherà foto dei volti e dei corpi dei ragazzi ospiti del centro vittime di incidenti, pestaggi e chissà cos’altro, le stesse immagini che le autorità di vigilanza, a qualsiasi livello, hanno finto di non vedere pur avendole sul tavolo almeno dall’aprile 2010, ciò che spiegherebbe pure perché si è giunti fino a questo punto e come sia stato possibile andare avanti tanto a lungo), va anche segnalata la demenziale circostanza di una campagna fatta per favorire altre analoghe strutture. Ora, visto che sul territorio in questione ce ne sono soltanto altre due che lavorano con stesso regime di convenzione, cioè il Campolongo Hospital e il Nuovo Elaion, Omissis ha interrogato i rispettivi vertici per capire se il sindaco di Eboli – ripetiamo, non a caso del Pd- avesse bevuto troppo o se l’avessero, al contrario, fatto i suoi interlocutori. Dalle rive del mare ci rispondono prima sgomenti e poi divertiti, da quelle della collina su cui giace il Nuovo Elaion si trincerano dietro un sarcastico «Melchionda è un chiacchierone». E allora a chi si riferisce il primo cittadino di una città di 40mila abitanti che, dinanzi ad una gigantesca questione come il guazzabuglio dell’Ises con relative implicazioni (di ogni natura, comprese quelle a venire) si affida a parole che tradiscono incertezza e scarso ardimento? Com’era quella storia del coraggio e dell’impossibilità di regalarselo autonomamente? Senza dire poi del fatto che un operatore sanitario che magari non percepisce stipendi da mesi, comprensibilmente esasperato, conti di prendersela con altri quando legge o sente parole che, esse sì, generano allarme.
PARLA IL MANAGER DELL’ASL
E allora, per schiarirsi un po’ le idee Omissis s’è rivolto direttamente al manager dell’Asl, quell’Antonio Squillante (foto) di cui abbiamo diffusamente parlato in una recente pubblicazione sui rischi che corre (e che secondo noi corre ancora, a meno che non entri a gamba tesa e metta ordine, al di là delle formalità e degli ambiti dei poteri e delle funzioni) lasciando invariata la situazione.
Allora, dottor Squillante oggi la stampa locale ha scritto che l’accreditamento del centro Ises è ufficiale. E’ così?
«Assolutamente no, io non ho firmato alcunché»
E come mai si è diffusa questa notizia?
«E come faccio a saperlo io?»
Si, ma la struttura è accreditata o non è accreditata? L’abbiamo chiesto pure al capo della commissione nominata da lei, il dottor Capone, che ci ha detto di aver rilasciato parere favorevole
«Se e quando mi arriverà la proposta, così come ho fatto per tutti gli altri centri, la valuterò e la adotterò se il processo seguito dai commissari che, ripeto, sono di mia assoluta fiducia, è stato corretto»
Lei dunque sta dicendo che se loro dicono che è tutto ok sarà tutto ok?
«Certo, io non entro nel merito, ognuno si assume le responsabilità che gli competono»
Discorso complicato, ciò non la mette al riparo dalla condivisione delle responsabilità conseguenti…
«Non è proprio così anche se capisco che possa sembrarlo. Vede, io ogni giorno ricevo tante lettere anonime, esposti, denunce contro questo o quell’altro dirigente Asl in merito a questo o quell’altro fatto».
Non è il solo, succede anche ai giornalisti…
«Lo immagino. Nel caso dell’Ises di Eboli, non avendo io mai ricevuto un solo esposto, anonimo o non anonimo, non una denuncia, una nota ufficiale o roba del genere, ho però deciso che nel momento in cui mi sarà portata la delibera con la proposta di accreditamento, nominerò contestualmente un’altra commissione con il compito di verificare se per ciò che concerne l’intera pratica Ises sia tutto in ordine».
Mi sta dicendo che commissarierà i commissari?
«Non esattamente, dico che sulla base della sua inchiesta giornalistica, che mi è tra l’altro parsa ben documentata, e in assenza di controdeduzioni immediate di analogo peso, ho il dovere di andare a fondo della cosa. Tutto qua, mi sembra un fatto di solare evidenza».
Messa così lo è certamente, anche perché la faccenda rischia di non finire qui a quanto si è capito.
«Anche secondo me non finirà qui, ma non posso dirlo con certezza, vedremo: ripeto, non mi compete entrare nel merito delle scelte che i commissari hanno fatto e delle quali rispondono in prima persona; io adotterò la delibera, se del caso, e poi al tempo stesso farò verificare ogni singolo passaggio. Le parole sono parole, contano i fatti».
D’accordo, ma ad oggi possiamo ufficialmente dire che la struttura è accreditata o no? «Assolutamente no, non ho firmato nulla, le ho spiegato come, cosa e perché…»
Peppe Rinaldi
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