ARCHIVIOUomo in fin di vita dopo un assalto in casa: prese le «belve» nel campo rom di Scampia-Secondigliano

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Napoli campo Rom  Scampia

NAPOLI- Hanno dimenticato un cellulare sulla ”scena del crimine” che ha permesso ai Carabinieri di Venosa (Potenza) di seguire le tracce dei rapinatori e sgominare una banda dedita alle ”rapine in villa” in Basilicata, Campania e Abruzzo: quattro persone tra i 19 e i 25 anni sono state arrestate stamani nel campo rom di Scampia-Secondigliano (foto) al termine di una complessa operazione denominata ”Arancia Meccanica”. 

I militari, un centinaio circa (l’operazione e’ stata condotta in collaborazione con i Carabinieri di Napoli), hanno circondato il campo: sono stati ostacolati da un gruppo di donne che ha tentato di impedire loro l’accesso alle baracche, e in una di queste hanno scoperto uno dei ricercati, nascosto in una botola che portava a una stanza sotterranea. I particolari degli arresti sono stati illustrati a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, dal Procuratore della Repubblica, Laura Triassi, e dai comandanti provinciale di Potenza e della compagnia di Venosa dei carabinieri, il colonnello Giuseppe Palma e il capitano Vincenzo Varriale.

All’inizio di ottobre le quattro persone arrestate – Janko Petrovic (19), Daniel Radosavljevic (19), Valentino Radosavljevic (20 anni), Nicolae Alexandru Boldijar (25), tre di loro sono nati in Italia e sono accusati, a vario titolo, di rapina aggravata e tentato omicidio – hanno rapinato una villa a Venosa, ma durante il furto sono stati sorpresi dal proprietario, poi violentemente picchiato con una spranga di ferro e ridotto in fin di vita. L’uomo e’ stato in coma per settimane e ancora oggi e’ ricoverato in ospedale.

I carabinieri hanno recuperato i tabulati telefonici e alcune foto scattate con il telefonino. E’ stata pero’ una ricarica telefonica effettuata il giorno prima della rapina a indirizzare gli investigatori: l’accredito era stato fatto nei pressi del campo rom, in un bar dotato di telecamere di videosorveglianza. E sono state le immagini a permettere ai militari di ricostruire una parte della banda, e a risalire poi, con interrogatori e indagini a tutto campo, all’attivita’ dei quattro, che spaziava in diverse zone del Mezzogiorno: ”Sono reati dal grave riflesso sociale – hanno spiegato gli investigatori – che richiedono prontezza nell’intervento e forti attivita’ di indagine e di prevenzione, per questo suggeriamo sempre ai cittadini di non intervenire personalmente, ma di contattare le forze dell’ordine ed evitare rischi”.

Redazione Eolopress

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