ARCHIVIOGiustizia all’italiana: causa rinviata perché «troppo giovane»

admin11/11/2013
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Martelletto legno giudice

Normalmente fa notizia il contrario, cioè che una causa sia stata iscritta a ruolo da tempo immemore e non veda mai la fine. Stavolta il sistema giustizia ha voluto invece stupirci con nuove «fattispecie» dilatorie degli atti che dovrebbe governare: un giudice civile di Pozzuoli ha deciso infatti di rinviare una causa di un (altro) anno perché troppo fresca, troppo giovane, incardinata da poco tempo. Attualizzando il concetto in modalità «culturalmente corretta» si direbbe quasi una discriminazione tra cause in base all’età. 

 

Una storia raccolta ieri dal Corriere del Mezzogiorno e che, alla stravaganza del fatto in sé, aggiunge ciò che fa dell’amministrazione giudiziaria il peggior antro possibile tra le diverse funzioni pubbliche: vale a dire il danno che ne deriva alle imprese per autonome insufficienze del sistema.

 La TTL, società puteolana che opera nel settore dei rifiuti, nel biennio 2008/2009 ha compiuto una serie di opere per conto di “Flegrea Lavoro”, società mista del comune di Bacoli. Importo dovuto all’impresa euro 42.700,00 ma, si sa, i pagamenti dei soggetti pubblici son quel che sono, come pure i guai che ne derivano sono -appunto- quel che sono. Passano i primi due anni, la “Flegrea Lavoro” non paga e la TTL ottiene dal giudice un decreto ingiuntivo. L’impresa inizia a rasserenarsi anche perché il morso di Equitalia, che di tutte queste cose se ne frega pretendendo i «suoi» soldi a prescindere, iniziava a farsi sentire al calcagno. Errore, mai abbandonarsi all’ottimismo quando si ha a che fare con la giustizia del nostro Paese, qualunque essa sia.

Infatti, ecco che spunta un escamotage diffuso tra molti debitori, cioè una bella opposizione «temeraria» al decreto ingiuntivo: semplificando, pur sapendo di non avere chance per sottrarmi all’ingiunzione mi appiglio a qualsiasi cosa per guadagnar tempo. E la “Flegrea Lavoro” così sembra abbia fatto: nell’opposizione scrive che il provvedimento non doveva essere emanato da un tribunale civile bensì dal Tar. Una roba da ridere, che perfino i nostri studenti di giurisprudenza sanno essere fuori dalla logica di base. Nulla quaestio quando vi ricorrano i privati, il punto è che “Flegrea Lavoro” è una società pubblica, se cambia lo stile cambia pure la sostanza: e viceversa.

E così il tempo continua a trascorrere ma la TTL dei suoi soldi non sente neppure l’odore. Bisognerà aspettare il 2012 (sono passati già 4 anni dalla prestazione) perché il giudice rigetti l’opposizione riconoscendo la propria competenza e rimettendo le parti davanti all’istruttore. E’ fatta allora? Macché. Nell’aprile di quest’anno (altri 12 mesi trascorsi invano) il magistrato ritenendo la causa matura per la decisione, secondo la formula di rito, rinvia al 6 novembre, mercoledì scorso, per la decisione. La TTL festeggia? Calma, il meglio sta per arrivare. Il giudice Francesca Gomez de Ayala, attenendosi alle prescrizioni del presidente del tribunale (Carlo Alemi) invece di chiudere la partita getta i creditori nello sconforto: la causa è iniziata nel 2010, è troppo recente nel suo ruolo, ci sono casi più vecchi che verrebbero scavalcati ingiustamente, si rinvia tutto al 22 dicembre 2014 per la precisazione delle conclusioni. Il che non vuol dire neppure che la via crucis finirà: i tempi tecnici, dopo una sentenza civile, prevedono un termine di altri 60 giorni almeno, poi mettici questo e mettici quello, prima dell’estate 2015 non se ne parla. Sempre che non succeda altro nel frattempo. 

Premesso che resta da capire come mai sia stata trattata prima una causa più giovane rispetto a un’altra avviata prima (ma par di capire che accada più spesso di quanto si pensi) la considerazione più eloquente la consegna lo stesso titolare della TTL al Corriere del Mezzogiorno: «Di questo passo ci faranno chiudere». Gli si può dar torto?

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 10 novembre 2013)

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