ARCHIVIORimborsi per cure inesistenti: parlamentari indagati a Napoli

admin19/10/2013
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woodcock h partb

Fatture false per farsi rimborsare spese mediche mai sostenute: un vecchio sport nazionale che, si sarebbe scoperto solo ora, lambisce il Parlamento. Se si aprirà anche questo filone, il rischio di non uscirne più è alto. La procura della repubblica di Napoli sta infatti indagando da diversi mesi su rimborsi illegittimi per prestazioni medico sanitarie ritenute fittizie in favore di un numero -per ora- imprecisato di persone.

 

Si suppone che tra essi possano esserci anche alcuni esponenti della Camera dei deputati, destinataria recentemente di una specifica richiesta da parte dei magistrati per ottenere l’elenco dei beneficiari dei rimborsi tra gli eletti. Allo stato ci sono i primi cinque indagati, tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata al falso e alla truffa. I fatti risalirebbero a circa cinque anni, tra l’inizio e la fine del 2008. Tra i destinatari dell’informazione di garanzia c’è l’ex deputato avellinese del Popolo della Libertà, poi transitato nel gruppo misto ed infine nelle liste di “Grande Sud”, Marco Pugliese, unico nome «pesante» al momento emerso dalle prime indiscrezioni rimbalzate dalle stanze del centro direzionale. Il titolare delle indagini è un pubblico ministero che non ha certo bisogno di presentazioni: si tratta di John Henry Woodcock (foto) sostituto procuratore anglo-partenopeo in forza alla Sezione reati contro la pubblica amministrazione. Sue, tra le altre, sono due tra le inchieste più insidiose per l’ex presidente del consiglio Berlusconi, quella sulla così detta compravendita dei senatori per la spallata finale al governo Prodi nel 2008 (il caso De Gregorio) e l’altra su Finmeccanica e Valter Lavitola.

Il pm ha già disposto perquisizioni, delegandole al Noe dei carabinieri di Napoli, presso abitazioni ed uffici, del «gruppo dirigente» di un centro di fisioterapia di Casavatore, a pochi chilometri dal capoluogo: sono il giordano Alì Rashid Mahmoud Al Omleh, gestore del centro e ritenuto promotore dell’associazione, Raffaele Iovine, amministratore unico, Carlo Finizio, collaboratore di Alì Rashid e dipendente della struttura, Maria Pia Casamassa, socia e contitolare del centro.

Ma si tratta di risultanze investigative iniziali che necessitano di un approfondimento ulteriore, dal momento che un elemento su tutti congiura affinché l’ipotesi accusatoria possa sortire un minimo di risultato concreto: la vita e la morte del centro sanitario. Il “Fisiodomus”, in pratica, nacque nel periodo glorioso dello spendi e spandi del Rinascimento bassoliniano, tant’è che i proprietari sarebbero stati descritti come particolarmente vicini all’ex governatore. Poi, come sempre, le cose cambiano ed anche il destino di determinate strutture si ritrova segnato: e così è stato per il centro finito ora nel mirino di Woodcock, un presidio che tra le altre cose risulta già chiuso, l’attività cessata ed i locali condotti già in locazione da terzi estranei.

Avrebbe funto, secondo gli inquirenti, da «cartiera» alla stregua di quanto accade nel resto del mondo delle imprese viziate da pratiche analoghe: cioè rilasciava fatture in favore di soggetti (in questo caso i parlamentari, tra altri) senza che la prestazione indicata nell’oggetto fosse mai avvenuta. Obiettivo? Semplice: il rimborso dall’amministrazione di Monte Citorio, un «diritto costituzionale» del parlamentare che, in casi come questi e sempre se confermati, si trasforma in autentico scempio di danaro pubblico.

Peppe Rinaldi (dal quotidiano “Libero” del 19 ottobre 2013)

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